Amaro epilogo Berloni 140 lavoratori in mobilità

Amaro epilogo Berloni 140 lavoratori in mobilità
LA CRISIIl binario morto era già stato imboccato. Ieri nero su bianco il licenziamento collettivo dei lavoratori della Berloni Srl. Questo in attesa che la nuova società...

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LA CRISI
Il binario morto era già stato imboccato. Ieri nero su bianco il licenziamento collettivo dei lavoratori della Berloni Srl. Questo in attesa che la nuova società taiwanese acquisti il ramo d'azienda e assuma i 100 dipendenti che hanno iniziato il nuovo cammino. La Fillea Cgil di Pesaro annuncia infatti che il 30 novembre prossimo scadrà la cassa integrazione straordinaria per tutti i dipendenti della Berloni srl in liquidazione. Si parla di 140 lavoratori in mobilità. Giovedì è stato infatti sottoscritto un accordo per il licenziamento collettivo di 240 dipendenti in esubero, in seguito alla cessazione dell'attività aziendale. Di questi, però, circa 100 stanno lavorando con contratto a tempo determinato nella Berloni Group che da settembre 2013 è subentrata in affitto e che, entro ottobre prossimo, dovrebbe concludere le operazioni necessarie per l'acquisto di un ramo d'azienda (quello delle cucine) confermando l'assunzione a tempo indeterminato di 100 dipendenti. «Il futuro di questo marchio – sostiene Giuseppe Lograno della Fillea di Pesaro – è ormai affidato alla Berloni Group che, in tempi brevi, ci auguriamo, acquisti la Berloni e assuma a tempo indeterminato tutti i dipendenti che attualmente lavorano con contratti a scadenza, riducendo così a 140 il numero dei lavoratori che cesseranno il rapporto di lavoro, come previsto dall'accordo. Al momento la NewCo – prosegue Lograno - non sta procedendo a livelli che ci erano stati annunciati». Si attende una fidejussione per l'acquisto del ramo d'azienda bloccata da disguidi burocratici tra banche cinesi e italiane.

La segretaria generale della Cgil Pesaro Urbino Simona Ricci sottolinea che «“resta comunque il dramma, ampiamente annunciato, di 140 lavoratori che perderanno il proprio posto di lavoro. E resterà il fatto che un'altra realtà industriale del nostro territorio che cerca di uscire dalla crisi, verrà fortemente ridimensionata e con molte incertezze sul futuro. Nonostante i nostri numerosi appelli alle associazioni di categoria, alle istituzioni locali e regionali, a noi resta l'amarezza di dover ancora una volta constatare che non esiste ancora un progetto per il rilancio del nostro settore manifatturiero con il rischio desertificazione industriale».
Lu.Ben. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero