Non solo il racket dei posti letto. La procura sospetta che il palazzo di via Curtatone, sgomberato tra le polemiche, fosse anche una centrale dove si fabbricavano documenti falsi...
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IL DECRETO
Nel decreto firmato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale, dopo la trasmissione in procura dell’informativa Digos con un’ipotesi di associazione a delinquere, il riferimento alla falsificazione dei documenti è esplicito. «Vi è fondato motivo - si legge nel documento - di ritenere che presso lo stabile sito in Roma via Curtatone siano occultati timbri con il sigillo dello Stato, documenti riportanti timbri dello Stato, ricevute di pagamento per soggiorni all’interno dello stabile di cittadini stranieri anche clandestini o comunque documenti o oggetti a questi riferibili». Adesso è attraverso l’esame degli hard disk dei pc, collocati nelle postazioni di una sorta di reception all’interno del palazzo occupato trasformato in motel, che gli investigatori sperano di ricostruire come funzionasse la gestione degli alloggi e quali siano le responsabilità individuali. Al momento il fascicolo è ancora contro ignoti.
I RISCONTRI
All’esito della perquisizione, che dovrebbe essere completata in due giorni e sarà illustrata in una nuova informativa della Digos, la procura potrebbe ipotizzare anche reati più gravi. Gli investigatori hanno sequestrato sei pc della reception, libri contabili, registri degli accessi, badge, ricevute da affittacamere e oltre all’elenco degli “ospiti” anche quello dei “dipendenti” della struttura. Poi, maxi televisori al plasma e una pelliccia di visone del valore di alcune migliaia di euro.
A piazzale Clodio si vuole accertare se i contributi, chiesti a chi aveva ottenuto l’alloggio nello stabile occupato, fossero estorti o meno. Una circostanza che, se confermata, potrebbe far scattare anche le ipotesi di estorsione e di violenza privata. Ma anche quella della ricettazione. Il palazzo, intanto, resta un sorvegliato speciale. La strada transennata, un via vai di camionette della polizia a vigilarlo. La situazione non cambierà per almeno due mesi. Finché la Se.A., la società di gestione che è ritornata in possesso dell’immobile da 70 milioni di euro, di proprietà del fondo Omega, non completerà i lavori di messa in sicurezza.
LISTINO PREZZI
A fine serata gli uomini della Digos hanno portato via scatole e sacche di ricevute di pagamento. Dai primi riscontri sembra davvero che nel “palazzo Indipendenza”, dove campeggia ancora all’interno del primo piano uno striscione giallo del Movimento di lotta per la casa, (che nel 2013 lo aveva occupato)tutto avesse un costo. Il posto letto giornaliero sarebbe stato pagato dieci euro. Mentre una tabella riporta il costo per l’affitto degli sgabelli: tre euro per due ore. In un angolo i poliziotti ne hanno trovati accatastati un centinaio. Forse l’obolo veniva pagato in caso di riunioni. Secondo i primi accertamenti, gli uomini che lavoravano alla reception sarebbero stati per lo più stranieri di nazionalità eritrea e somala, retribuiti. L’ipotesi è che il sistema potesse nascondere una rete di falsi benefattori italiani che si arricchivano con l’hotel abusivo in centro, fabbricando anche i documenti falsi per gli ospiti. Nei piani alti restano ancora le lavatrici e le tv dei migranti, i rifugiati fuggiti scappati all’alba di giovedì scorso, quando è scattato il blitz finito in guerriglia urbana.
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Il Messaggero