L’obiettivo è di guadagnare tempo per evitare che il salvataggio di Alitalia finisca in un vortice fatale. La missione del premier Giuseppe Conte, che ad ore...
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Proprio l’appoggio di Matteo Salvini, che ieri ha sfidato nuovamente l’alleato Luigi Di Maio a trovare una soluzione dopo mesi di impasse, può risultare però un pericoloso boomerang per il premier. Da qui la necessità di un vertice per trovare la quadra o quanto meno provare a mettere in fila le questioni da risolvere: dal prestito ponte da 900 milioni del Tesoro che va restituito a giugno, al faro acceso dall’Europa sui presunti aiuti concessi, ai dubbi legittimi di Ponzano Veneto che non vede - e lo ha detto ufficialmente - l’utilità di andare avanti su questa strada. All’origine del no secco di Atlanta ci sono non solo ragioni di tipo industriale, ma anche aspetti legati alla possibile futura governance. Fs e Atlantia avrebbero infatti ciascuna il 35%, mentre Delta e Mef il 15%. Gli interrogativi da sciogliere sono tanti: da chi piloterà la compagnia a chi sceglierà strategie e manager. Per non parlare del piano industriale che le Fs stanno mettendo punto senza aver consultato i potenziali partner. E senza affrontare l’aspetto più politico della questione, ovvero gli ostacoli eretti dai grillini.
LO SLALOM
Del resto, Conte sa benissimo che in gioco ci sono migliaia di posti di lavoro e che senza un partner privato Fs, regista dell’operazione, sarà costretta a fare un passo indietro. Per questo a Palazzo Chigi si starebbe pensando di spostare di un mese la data ultima entro cui chiudere l’operazione: da fine aprile a fine maggio. E di farlo mettendo a punto un escamotage tecnico, un po’ come accaduto con la Tav, per «comprare» altro tempo e dare ad Atlantia la possibilità di riflettere ancora se vale la pena mettere sul tavolo 300 milioni per rilevare il 35% della NewCo. Lo scoglio, come detto, è anche politico e di opportunità, e non è detto che venga superato con un semplice slittamento dei termini a dopo le elezioni europee. Per questo il pressing sulle grandi partecipate dello Stato quotate prosegue incessante: senza Atlantia e in assenza di un piano B la prospettiva della liquidazione diventa più concreta. «Vogliamo chiudere entro breve il dossier Alitalia - ha ribadito ieri Conte - nonostante sia molto complesso. Faremo un tavolo a Palazzo Chigi». Probabilmente prima di Pasqua. Curiosa la frenata di Di Maio. «Non mi risulta - ha detto poco dopo - un vertice a breve». E Salvini incalzante: «Aspetto i fatti». «Mi fa piacere - la replica del vicepremier grillino - che tutti vogliano vedere i fatti, peccato che quelli che vogliono vederli parlano soltanto». La compagnia, intanto, ha diffuso i conti del primo trimestre, annunciando una crescita dei ricavi da passeggeri dell’1,4%. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero