Al Morlacchi passione e grazia per Tolstoj Una prima inusuale che stupisce e piace

Al Morlacchi passione e grazia per Tolstoj Una prima inusuale che stupisce e piace
LO SPETTACOLO Mai prima d'ora era stato necessario attendere così a lungo per assistere al debutto della nuova produzione firmata dal Teatro Stabile dell'Umbria, quella che ieri...

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LO SPETTACOLO
Mai prima d'ora era stato necessario attendere così a lungo per assistere al debutto della nuova produzione firmata dal Teatro Stabile dell'Umbria, quella che ieri è andata in scena dopo il mancato debutto di ottobre. Un doppio spettacolo dedicato ai primi due libri di Guerra e Pace, romanzo capolavoro di Tolstoj adattato dalla sempre convincente Letizia Russo, diretto con rispetto e originalità da Andrea Baracco, regista che ha ormai legato f il suo nome alle produzioni teatrali umbre.

Scegliere di riaprire il Teatro Morlacchi alle 15 di un martedì d'inizio maggio suggerisce che la prudenza ha prevalso sulla voglia di far clamore, permettendo agli spettatori di assistere con grande distanziamento allo spettacolo, ovviamente solo dai palchetti mentre la platea, spogliata dalle poltrone, è insieme al palcoscenico lo spazio dove gli attori si muovono. Un'emozione di ritrovarsi a teatro ben distante dalle consuete prime: niente abiti da sera né abbracci tra nuvole di profumo, bensì una ripartenza più sobria e minimalista (poco è cambiato per il secondo spettacolo, quello delle 18.45, con un sensibile aumento di posti occupati ma lo stesso rispetto delle regole anti-contagio). C'è da aspettarsi che da qui al 30 maggio molti appassionati di teatro da fuori regione decideranno di concedersi un viaggio a Perugia per assistere a Guerra e Pace, una performance che appare irripetibile e perfetta per i tempi in cui viene messa in scena. I quattordici attori della compagnia hanno vissuto all'interno del Morlacchi per oltre un mese, prendendo confidenza con ogni spazio; è forte la sensazione di essere parte dello spettacolo nel sentirli camminare per i corridoi dietro i palchetti, spuntando poi da ogni possibile entrata, com'è singolare vederli correre e danzare lungo tutto il perimetro della platea, che appare credibile sia come salone delle feste di un enorme palazzo di Mosca che come campo di battaglia contro i francesi. Pochi gli elementi di scena, capaci di suggerire piuttosto che mostrare. Notevoli alcune trovate in grado di creare più livelli di profondità o mettere in risalto momenti particolarmente introspettivi. La scenografia sembra scomparire facendo ricadere tutto sugli attori; un peso che gli interpreti, armoniosi come in un coro, reggono con maestria. Perugia è tornata, con una zampata piena di passione e grazia, a essere protagonista della scena teatrale italiana.
Michele Bellucci
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Il Messaggero