Addio a Pennacchi con Canale Mussolini

Addio a Pennacchi con Canale Mussolini
LA CERIMONIANon poteva che chiudersi con alcune pagine di Canale Mussolini, il luogo dove tutto è iniziato, l'ultimo saluto della città di Latina ad Antonio Pennacchi, colui che...

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LA CERIMONIA
Non poteva che chiudersi con alcune pagine di Canale Mussolini, il luogo dove tutto è iniziato, l'ultimo saluto della città di Latina ad Antonio Pennacchi, colui che ne ha raccontato come nessun altro la nascita e l'epopea quasi leggendaria, che ne è diventato il cantore come un moderno Omero. E' la voce dell'attore Clemente Pernarella, che dal romanzo vincitore del Premio Strega ha tratto una versione teatrale, a leggere alcuni passi a conclusione del rito funebre celebrato ieri mattina nella cattedrale di San Marco da don Enrico Scaccia, ex parroco di Borgo Podgora dove Pennacchi viveva e oggi vicario del Vescovo. Il feretro di Pennacchi è entrato in chiesa alle 10.30 dal Museo Cambellotti che ha ospitato la camera ardente, portato a spalla tra gli altri anche da Clemente Pernarella, Filippo Cosignani e Graziano Lanzidei. Ad attenderlo circa 200 persone, molte delle quali hanno dovuto assistere alla cerimonia funebre attraverso gli altoparlanti nel piazzale antistante la chiesa essendo esauriti i posti consentiti all'interno dalle norme anti Covid. C'erano il sindaco Damiano Coletta, l'assessore alla cultura Silvio Di Francia, il direttore di Limes Lucio Caracciolo, l'editor di Mondadori Giovanni Francesio, l'ex sindaco Vincenzo Zaccheo, il presidente dell'Ordine degli architetti Massimo Rosolini ma anche tanta gente comune a rendere l'ultimo omaggio allo scrittore operaio. «E' stato un seminatore e per questo non morirà ha detto don Scaccia nella sua omelia lui questa terra l'ha sentita davvero sua, terra che ha il sapore della fatica e della speranza, l'ha raccontata e condivisa con noi e l'ha fatta diventare la nostra ricchezza, il nostro patrimonio».

Ha parlato di una città che si sente più sola adesso il sindaco Damiano Coletta per avere perso «un figlio, un padre, un fratello, un artista che ci lascia però le sue opere: Antonio non è stato solo un cantore di questa terra - ha concluso il primo cittadino - ma l'ha vissuta in maniera viscerale e l'ha elevata raccontandola. Ciao maestro». E dopo i ringraziamenti della figlia Martina, è stato l'attore Clemente Pernarella a chiudere con un brano di Canale Mussolini, il romanzo che più di ogni altro incarna la narrazione di Antonio Pennacchi, il suo essere tutt'uno con questa terra la cui storia in molti hanno conosciuto in Italia e nel mondo proprio grazie alle sue pagine. «Il sangue di tutta questa gente venuta dal Veneto, dal Friuli e poi da tutte le parti del mondo a morire sull'argine del Canale Mussolini e poi ricominciare, ricostruire in pace e libertà, questa volta si spera per sempre. Così è ripartito il nostro agro pontino scriveva - così è diventato davvero il giardino terrestre, la terra promessa, la nostra nazione». Poi l'uscita del feretro dalla cattedrale tra le lacrime e gli applausi. Le spoglie di Pennacchi saranno cremate.

Elena Ganelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Messaggero