Abruzzo, l'orso ucciso a colpi di fucile indagato un contadino

Abruzzo, l'orso ucciso a colpi di fucile indagato un contadino
LA POLEMICASULMONA Gli hanno sparato. Non c'è traccia di veleno, né indizi che facciano pensare ad una malattia contratta da altri animali. C'è un foro sulla schiena e un...

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LA POLEMICA
SULMONA Gli hanno sparato. Non c'è traccia di veleno, né indizi che facciano pensare ad una malattia contratta da altri animali. C'è un foro sulla schiena e un proiettile di fucile fermatosi nell'intestino che ha causato una peritonite acuta, un'infezione, la morte. L'orso ritrovato venerdì scorso a Pettorano sul Gizio in provincia dell'Aquila, lungo il corridoio faunistico tra il Parco nazionale della Majella e quello d'Abruzzo, in piena Riserva regionale del Gizio-Monte Genzana, è stato ucciso: colpito alla schiena con un fucile da caccia, meno di ventiquattro ore dopo, ha stabilito l'esame svolto all'istituto zooprofilattico di Grosseto, dell'incursione fatta in un pollaio della periferia, quando un 57enne si è ritrovato a meno di un metro il plantigrado ed è svenuto, così dice, ferendosi.

I PRIMI SOSPETTI

Non a caso ora i sospetti della procura della Repubblica di Sulmona, che ha iscritto l'uomo nel registro degli indagati per uccisione di animale protetto, sono principalmente indirizzati a lui: il corpo forestale dello Stato, ieri, ha bussato alla sua porta, effettuando un'ispezione nel pollaio e soprattutto sequestrando i fucili da caccia che detiene regolarmente in casa, in quanto cacciatore. Ora le perizie e gli esami dovranno stabilire eventuali compatibilità e responsabilità, intanto, però, monta la protesta delle associazioni ambientaliste proprio contro i cacciatori.
DIVAMPA LA POLEMICA

La Lav chiede al ministero di sospendere l'apertura della caccia prevista per domenica, l'Enpa di ritirare il tesserino venatorio a tutte le doppiette che si trovano in zone pre-parco e di «avviare in tutto il Paese un piano straordinario per la tutela degli orsi che preveda un rafforzamento di tutti i presidi del corpo forestale dello Stato - scrive l'Enpa -, perché questa è una guerra non solo contro la natura ma contro lo Stato italiano, di cui la fauna selvatica è patrimonio indisponibile». «Basterebbe che il Patom (piano d'azione nazionale per la conservazione dell'orso marsicano) venisse rispettato da tutti gli enti coinvolti - spiega il presidente del Parco d'Abruzzo, Antonio Carrara - e che le strutture del Parco venissero potenziate e messe nelle condizioni di lavorare per le emergenze anche fuori dai confini come in questo caso. Abbiamo le competenze, l'esperienza, ma non gli strumenti sufficienti».
IL PAESINO SI DIVIDE


Pettorano sul Gizio, paesino di 1.200 anime, intanto, si divide tra favorevoli e contrari all'orso: associazioni animaliste da una parte e comitati spontanei dei residenti dall'altra, si riuniscono e discutono su cosa fare per difendersi e garantire la sopravvivenza di questo animale che è il simbolo della Regione Verde d'Europa, ma che notte dopo notte distrugge pollai e colture entrando fin dentro i giardini di casa. In zona, a Pettorano sul Gizio, ce ne sono in giro ancora un paio e da ieri, dopo il tweet del ministero con cui si vieta di narcotizzare gli animali per munirli di radiocollare, con un problema in più: «Abbiamo predisposto trappole per addormentarli, lo prevede la procedura autorizzata dall'Ispra - spiega Antonio Carrara - se il ministero ora lo vieta, ci adegueremo. Ma domani ci aspettiamo che il ministero ci spieghi anche come risolvere questa emergenza».
Patrizio Iavarone
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Il Messaggero