«A Fontivegge assediati da pusher e tossicodipendenti fin dall'alba»

«A Fontivegge assediati da pusher e tossicodipendenti fin dall'alba»
IL CASO Le ragazzine, la droga, un disagio crescente e un problema quello delle dipendenze in giovane età che investe tutta la società. Il video, raccontato ieri su queste...

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IL CASO
Le ragazzine, la droga, un disagio crescente e un problema quello delle dipendenze in giovane età che investe tutta la società. Il video, raccontato ieri su queste colonne, in cui due ragazzine di neanche vent'anni sono state trovate a drogarsi a Fontivegge, reagendo con stizza e maleducazione (con tanto di «Pulisci tu») al residente che chiedeva loro di allontanarsi da un'area di passaggio anche di bambini, ha raccolto una serie di commenti. Di condanna, certo, ma soprattutto di interrogativi, su come sia possibile che un fenomeno così drammatico passi spesso sotto silenzio.

Sui social, la vice presidente dell'Assemblea legislativa Simona Meloni ha definito il video «inquietante, devastante, un pugno nello stomaco questo racconto di vita vera». «Cosa stiamo facendo per i nostri giovani? Cosa spinge ragazzi e ragazze così giovani a farsi mangiare la vita così? È tutto molto complesso ma non possiamo più aspettare. Le dipendenze, anche nuove, sono aumentate e diventate allarmanti, specie in questi 16 mesi. Sono tutti figli nostri e la responsabilità è collettiva», ha scritto facendo tornare alla mente la mozione presentata (e ancora ferma) lo scorso aprile «per chiedere il massimo impegno della Giunta nel contrasto delle dipendenze patologiche, una piaga sociale sempre più diffuso sul territorio regionale, in ogni fascia d'età».

Il commento più duro, intanto, arriva proprio dai residenti di Fontivegge, che da anni raccontano ogni giorno storie come quella registrata ieri. «Apprendiamo con amarezza, ma non con stupore o sorpresa, l'ennesimo episodio di degrado a Fontivegge dice Andrea Fais del Comitato Perugia Fontivegge -. L'arroganza e l'indifferenza delle due assuntrici, testimoniata dal ragazzo, è la sintesi di un disagio preoccupante, non certo inedito nella nostra società ma indubbiamente crescente, e di uno schema consolidato nel quartiere, che vede alcune decine di spacciatori, in gran parte stranieri, vendere vari tipi di sostanze a centinaia di clienti, in gran parte italiani, anche provenienti da fuori città». «Qualcuno - prosegue parlando con Il Messaggero - ha criticato la nostra richiesta di aumentare il numero di agenti e militari operativi su Fontivegge, sostenendo che non si potrebbe vivere in un clima di assedio, ma noi viviamo già oggi sotto assedio, in una situazione al limite, dov'è costante il pericolo potenziale legato all'imprevedibilità di persone problematiche, seriamente alterate dall'uso di droghe o dall'abuso di alcolici. Chi dice che le persone per bene dovrebbero riappropriarsi degli spazi, anziché limitarsi alle lamentele, probabilmente non ha ben chiaro cosa significhi passeggiare a Fontivegge. Ci si ritrova già dalla tarda mattinata in mezzo a spacciatori, prostitute, tossici o ubriachi. Com'è possibile attrarre famiglie, studenti o professionisti in un contesto simile?». «Chiediamo ogni volta alle istituzioni di fare la propria parte - chiude Fais -, ma stavolta vogliamo rivolgere un appello anche ai tanti, troppi proprietari non residenti che continuano ad affittare abitazioni a pregiudicati e persone poco raccomandabili. Abbiate il coraggio di fermarvi, non siate attratti dal facile guadagno immediato, agite da imprenditori, guardate ai prossimi dieci o vent'anni, aiutateci a rigenerare questo quartiere, a riportarlo alla vivibilità e al valore immobiliare di un tempo».
Egle Priolo
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero