ROMA Ora il Lazio gioca in difesa. Lo scenario, in fondo, è lo stesso di cui si parlò l'8 marzo, in occasione del primo lockdown quando, senza che nessuno si...
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Virus, a Roma 3 casi, 16 positivi nel Lazio. Mini focolaio ad Anzio in una Rsa
Coronavirus, D'Amato: «Pressioni perché riparta il Nord. Il Lazio pensa a contromisure»
La Puglia e la Sicilia, per fare due esempi, impongono già oggi a chi era fuori per studio o per lavoro e rientra a casa, di restare in quarantena. Alla fine, in Sicilia, bisogna anche eseguire il tampone. La tesi della Regione Lazio: una riapertura avventata dei viaggi interregionali, visti i collegamenti quotidiani tra Roma e Milano (poco più di tre ore di treno) e considerate le decine i migliaia di persone che ogni giorno fanno la spola tra le due città, aumenterebbe il rischio di una ripresa dei contagi anche nella Capitale. Un dato, meglio di altri, spiega perché nel Lazio siano tanto agitati: ieri a Roma (quasi tre milioni di abitanti) sono stati registrati solo 3 nuovi casi positivi; appare evidente la differenza con Milano e la Lombardia dove, anche per la presenza di molti asintomatici a cui non è ancora stato fatto il tampone, ogni giorno si viaggia a ritmo di centinaia e centinaia di nuovi casi. La seconda opzione, tra le contromisure a cui sta pensando la Regione Lazio, è quella dei controlli alle stazioni, come già fatto in passato in molte regioni del Centro sud. Questa forma di difesa ha però un limite: misurare la febbre con il termoscanner può rappresentare un filtro, ma dall'efficacia limitata perché gli asintomatici, appunto, non sarebbero intercettati.
Discorso differente, invece, sarebbe stato fatto se nel governo fosse passata la linea della prudenza, rinviando di un'altra settimana la riapertura ai viaggi interregionali. Questo scenario sembra superato anche perché sarebbe stato difficile spiegare a un cittadino della Basilicata (0 casi ieri) che non può andare in Calabria (0 casi) perché a quasi 1.000 chilometri il fuoco dell'epidemia non è ancora stato spento. La distanza che c'è tra Potenza e Milano è la stessa che c'è tra Milano e Parigi.
Il Lazio, comunque, non ha in mente misure difensive come quelle a cui stanno pensando in Sardegna, dove anche ieri l'assessore alla Sanità, Mario Niedu, ha parlato del passaporto sanitario: «Una proposta concreta che ci permetterebbe di certificare la negatività al virus per chi, dal 3 giugno, viene da noi. La tutela della salute dei sardi, così come quella dei turisti che scelgono la nostra bellissima Isola come meta delle proprie vacanze, è e resta una priorità».
PRESSIONI
Nel Lazio c'è il timore che il governo stia cedendo alle pressioni di alcuni ambienti politici vicini alla Lega. La linea delle aperture ai viaggi, uguali per tutto il territorio italiano, denota una strategia differente da quella che, in queste ore, è stata scelta da altre nazioni, una per tutte la Spagna. E così ieri sui social giravano vari meme che ironizzavano: se i 350 casi al giorno li avesse la Calabria e se la Lombardia fosse a quota zero, come avrebbero reagito a Milano di fronte all'idea di aperture uguali per tutti? Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero