11 settembre, l’amaro ricordo dei 100 neonati figli del dolore

11 settembre, l’amaro ricordo dei 100 neonati figli del dolore
NEW YORK Quel giorno di 15 anni fa morirono 2.977 persone. E in un sol colpo oltre 3mila bambini si trovarono orfani di un genitore. Degli orfani dell’Undici settembre si...

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NEW YORK Quel giorno di 15 anni fa morirono 2.977 persone. E in un sol colpo oltre 3mila bambini si trovarono orfani di un genitore. Degli orfani dell’Undici settembre si è tanto scritto, anche perché molti hanno dedicato la loro vita ad attività umanitarie. In particolare però i media hanno seguito quei cento bambini che sono nati nei giorni seguenti l’attentato, come Allison Lee, che è venuta alla luce due giorni dopo: suo padre Daniel era sul volo dell’American Airlines che doveva andare da Boston a Los Angeles, ma fu portato a schiantarsi sulle Torri Gemelli a Manhattan, alle 8:45. Daniel Lee stava tornando a casa proprio per essere accanto alla moglie per il parto.


«SONO LA GIOIA»

La rivista People ha seguito anno dopo anno questi cento bambini, che oggi hanno quindici anni: «Sono la gioia, sono la consolazione, sono l’amore» dice la signora Jenna Jacobs, il cui figlio Gabriel è nato sette giorni dopo l’attacco. Sono oramai teen ager, quasi adulti, e parlano in prima persona, come LaurenMcIntyre, nata tre mesi dopo, il cui padre era un poliziotto che si era eroicamente buttato dentro la Torre sud per aiutare la gente a fuggire: «Non riesco a a immaginare quanto coraggio ci voglia per entrare in una situazione come quella» dice Lauren, che porta al collo una catenina con la targhetta di riconoscimento del padre. Justin Strada invece era nato appena quattro giorni prima dell’attacco: suo padre, Tom, era stato accanto alla moglie Terry per i primi due giorni, ma quel martedì era andato in ufficio. Terry ha raccontato che «guardare in tv quel che succedeva fu pura e semplice tortura». La signora è diventata una delle guide del movimento per la totale trasparenza sulle indagini. Quest’estate il gruppo “9/11 Families United for Justice against Terrorism” ha ottenuto che anche le ultime 24 pagine dell’inchiesta venissero rese pubbliche. In quelle pagine si legge la testimonianza del terrorista Zacarias Moussauoi, che sostiene che i 19 dirottatori avevano ricevuto finanziamenti da un principe saudita. Sulla base di questi dati, sia il Senato che la Camera hanno votato una legge che permetterà alle vittime dell’attacco di fare causa per danni al governo di Ryad. Il voto è avvenuto ieri, all’unanimità, e la signora e il figlio hanno gioito di questo successo, ma i sauditi hanno già minacciato di ritirare miliardi di dollari investiti negli Usa.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero