Viola Giorgini rientra nel processo Vannini. Primo colpo di scena nell'Appello bis del 20enne cerveterano ucciso a Ladispoli il 18 maggio del 2015. La fidanzata di Federico...
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LE STRATEGIE DEGLI AVVOCATI
Un duello giudiziario che ieri ha registrato una seconda sorpresa. Federico Ciontoli, nuovo look con capelli lunghi e codino, ha rotto il silenzio leggendo una lettera in aula, alla presenza dei genitori della vittima, Valerio e Marina. «Mio padre diceva che Marco si era spaventato per uno scherzo, che si trattava di un colpo d'aria e io gli credetti perché non c'era nessuna ragione per non farlo. Vista l'indecisione di papà, presi il telefono, uscii dalla stanza e chiamai il 118», si giustifica Federico Ciontoli che poi, chiamato in causa per un'intercettazione ambientale nella caserma dei carabinieri (seduto sulla poltrona parlava con la sorella Martina del proiettile sul corpo di Marco), si difende: «Izzo, il maresciallo, mi ha fornito quella ricostruzione». Condotta identica a Martina che, in primo grado, aveva attribuito al carabiniere Roberto Izzo, a capo della stazione locale, la paternità di quel racconto dettagliato. Poi la frase choc. «Per 3 anni sono uscito ogni giorno da casa per andare a lavorare e ho camminato perseguitato dall'immagine di qualcuno che potesse venire e spararmi alla testa, spinto da quello che si diceva su di me in tv», si espone il figlio di Antonio Ciontoli. La madre di Marco, però, non crede ad un sola parola. «E' un copia incolla di quanto già detto sbotta Marina Conte credo che Federico Ciontoli sia un ragazzo furbo, lo definivano il genio di casa ma continua a mancare di rispetto a noi e soprattutto a Marco che non c'è più. I Ciontoli li ho rimossi dalla mia mente».
I COMMENTI
Negate le richieste della parte civile. Non verrà ascoltata la vicina di casa dei Ciontoli, Maria Imperato. Non saranno chiamati a testimoniare di nuovo autista e infermiera dell'ambulanza. La Corte ha deciso di non avvalersi della consulenza della Emme Team. La società, in uno studio, aveva asserito la presenza di due voci maschili inedite durante la prima chiamata al 118 effettuata da casa Ciontoli alle 23.41, oltre a trascrivere in un documento che Marco, agonizzante dopo essere stato ferito, chiedeva che qualcuno gli portasse il telefonino. Risponde il legale dei Vannini. «I giudici sostiene Gnazi ritengono che negli atti ci siano già le prove e quindi non c'è bisogno di ulteriori dati probatori. Siamo fiduciosi. La Cassazione ha tracciato la strada, entrando nel merito e inchiodando gli imputati alle loro responsabilità». Ottimisti gli avvocati dei Ciontoli. «Contenti sia stata ammessa in aula Viola Giorgini conclude Miroli - per poter fornire tutti i chiarimenti necessari. Sul resto, compresa la super perizia della società, è tutto figlio della stortura mediatica del caso».
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Il Messaggero