Yuko, con Toyota c'è l'auto condivisa tutta ibrida: il primo sharing italiano a Forlì

Andrea Carlucci ad di Toyota Motor Italia
ROMA - Yuko in giapponese vuol dire “andiamo” ed è il primo car sharing 100% ibrido in Europa. Due indizi che fanno una prova: parliamo di Toyota e di una...

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ROMA - Yuko in giapponese vuol dire “andiamo” ed è il primo car sharing 100% ibrido in Europa. Due indizi che fanno una prova: parliamo di Toyota e di una sperimentazione che sarà avviata dal 15 novembre a Dublino e Forlì dove saranno dislocate 7 vetture Yaris Hybrid per dare vita ad un servizio sperimentale di auto condivisa, gestito direttamente da Toyota Motor Italia, dalle caratteristiche molto interessanti. Se infatti il car sharing che tutti conoscono e che funziona interessa i grandi centri ed è del tipo a flusso libero, Yūko è un car sharing cosiddetto “station based”, ovvero con punti di presa e riconsegna fissi.


Le differenze sono enormi, tanto che come dice Marco Finizio «Bisognerebbe chiamarli in due modi diversi – estremizza il Car Sharing Project Leader di Yūko – perché parliamo di modelli completamente differenti. Il free flow infatti funziona in grandi aree metropolitane ed è sostitutivo del trasporto pubblico, per chi ha bisogno di spostamenti di 4-5 km che durano al massimo 20 minuti in aree ristrette ad altissima densità di punti di interesse.
Lo station based invece dura in media 2-3 ore con spostamenti intorno ai 30 km, dunque non all’interno di un’unica città, ma extraurbani e tra più centri di piccole e medie dimensioni, una tipologia che è poi tipica dell’Italia». Il nostro, tra l’altro, è il mercato europeo dove Toyota registra la penetrazione di ibrido maggiore in Europa, ben il 45% contro una media del 30%, per di più al netto di incentivi e questo, accanto all’azione di lobbying che la casa giapponese sta portando all’interno delle istituzioni dal 1999 ad oggi, ha avuto il suo peso quando a Bruxelles, sede del quartier generale europeo di Toyota, c’è stato da decidere da dove iniziare.

Ma perché proprio Forlì? Perché è attualmente il capoluogo dell’unione dei comuni (l’ente amministrativo che dovrebbe portare al superamento delle Province) della Romagna Forlivese che contiene al suo interno 14 comuni ed è la più vasta d’Italia, dunque è l’ideale per verificare quel concetto di intermodalità all’interno di aree vaste e che contengono più località tanto cara a Yuko, ma anche l’opportunità di portare il concetto di car sharing dove ora non esiste, per di più ibrido. Le vetture sono immatricolate in leasing da Toyota Financial Service, gestite materialmente dal locale concessionario e sono naturalmente equipaggiate di sistemi infotelematici per la gestione del servizio, compresa la geolocalizzazione. La loro dislocazione è strategica proprio in funzione dell’intermodalità, dunque 7 vetture per 7 stazioni tra cui l’università, la stazione dei bus, quella ferroviaria e del bike sharing e anche nelle aree residenziali «Perché uno degli obiettivi della sperimentazione – precisa Finizio – è vedere quanto questo modello di car sharing può stimolare la sostituzione dell’auto privata», soprattutto considerando che le vetture di Yūko non pagano i parcheggi sulle strisce blu e accedono ai centri storici. La prenotazione avviene via web scegliendo il luogo, la vettura e il tempo di utilizzo e il pagamento tramite carta di credito.

Bocche cucite sulle tariffe, ma se ne conosce lo schema: saranno prevalentemente a tempo con unità di quarti d’ora ed un certo chilometraggio incluso, poi ci saranno tariffe giornaliere e anche per i fine settimana tanto che in Toyota parlano chiaramente di “micronoleggio”. Da gennaio tutto il processo di prenotazione sblocco/blocco della vettura sarà invece gestibile attraverso una app. Il periodo di sperimentazione durerà di 12 mesi al termine dei quali saranno verificati i risultati, ma c’è già un accordo per l’allargamento e la differenziazione della flotta con altre Toyota ibride, senza escludere le più nuove come la Prius e la C-HR. L’obiettivo di Yuko è di raccogliere almeno 400 utenti attivi e, se dovesse funzionare, di renderlo strutturale e applicarlo in altre realtà. La prima candidata potrebbe essere Venezia, con la quale Toyota Motor Italia l’aprile scorso ha firmato un protocollo d’intesa per la realizzazione di un sistema di mobilità integrata che prevede una piattaforma completa di soluzioni tra cui, oltre all’idrogeno tanto caro alla casa delle Tre Ellissi, c’è anche il car sharing con vetture ibride.

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Il Messaggero