ORBETELLO – Gli appassionati di ciclismo (e non solo) nei primissimi giorni giorni dell’edizione 2019 del Giro d’Italia avranno sicuramente visto sui social una...
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Ed è proprio in quei momenti, nel passaggio da un comune all’altro, che ho percepito forte – per la prima volta – la vera magia del Giro d’Italia, quella che dalla televisione fai decisamente fatica a comprendere. Erano tanti, tantissimi, e di ogni età. Tutti schierati sui bordi delle strade che attendevano felici ed emozionati il passaggio dei ciclisti. Non posso ricordarmeli tutti, eppure ho avuto la sensazione di averli guardati tutti negli occhi. Ho percepito tutto il loro entusiasmo, tutta la loro emozione: che è diventata magicamente anche la mia. Continuavo un po’ incredulo a macinare km comodamente, talvolta divertendomi tra i saliscendi e le curve delle splendide colline toscane, e all’arrivo di un nuovo centro abitato rallentavo, alzavo la visiera del casco e osservavo – ogni volta con uno stupore nuovo, “infantile”, come se non l’avessi già vissuto pochi minuti prima – la magia degli spettatori del Giro. Che mi accoglievano anche con entusiasmo, vedevano in me (e nei miei colleghi) uno che in qualche modo stava aprendo la strada ai ciclisti: dunque, non doveva mancare molto al loro arrivo. Così io ricambiavo il saluto ed era subito festa, una gran festa.
Il Giro è un evento che coinvolge tutti: appassionati di ciclismo ma anche persone che non distinguono una bici da corsa da una Graziella (peraltro gran bici) e che hanno solo voglia di condividere un momento “storico”. Muove città intere, senza parlare di quello che genera dal punto di vista organizzativo. E non capita tutti i giorni che il Giro passi “proprio in quella strada”, “proprio in quel comune”. Ed ecco che ci si precipita in strada, anche se fa freddo, anche se piove: anche se non si ha minimamente idea di chi ci sia al vertice della classifica provvisoria e di chi siano i favoriti. Intanto, più passavano i km e più cresceva la mia complicità con la Niken GT, un mezzo che divide gli appassionati per il suo aspetto “unconventional”e per il suo concetto inedito di moto. Durante le brevi soste gli appassionati mi chiedevano tendenzialmente due cose: “Quando arrivano i ciclisti?” e “Che moto è e quanto costa?”. Mi ricordo ancora un simpatico signore toscano – che non voleva assolutamente perdersi il passaggio del gruppo e non sapeva se andare a pranzare o rimandare, rischiando – che mi ha domandato: “Quanto hosta questo motore?”. Io d’istinto ho risposto: “solo il motore non lo so, la moto intera intorno ai 15.000 euro”, poi siamo scoppiati a ridere entrambi. Bene, a me questo “motore”, che fa storcere il naso i cosiddetti puristi, è piaciuto molto. Non avrà un design accattivante – ma d’altronde con tre ruote non è facile – ma regala un feeling e una sensazione di sicurezza senza eguali.
Le due ruote anteriori invitano ad osare tanto, in tutte le condizioni climatiche. Non è un fulmine nei cambi di direzione, ci sono delle inevitabili inerzie, ma è più agile e leggero di quanto si possa immaginare: siamo sui 260 kg. È molto divertente nella guida sportiva perché garantisce angoli di piega fino a 45° e tutto sommato resta comunque molto equilibrato. Ottimo anche il comfort, soprattutto nella versione GT. La posizione di guida è naturale e non stanca. La protezione aerodinamica è buona grazie alla presenza di un cupolino maggiorato e il motore da 115 CV è molto ben gestibile. Dunque, con la Niken mi sono goduto lo spettacolo, la “magia del giro”. Poi l’arrivo a Orbetello, nella splendida cornice dell’Argentario. E la volata. Per me è finita lì, ma è stato un gran giorno. Per il Giro, invece, è stata solo una tappa arrivata alla fine. Il giorno dopo, e l’altro ancora, tutto il gruppo è ripartito per una nuova tappa. Che sono sicuro avrà regalato nuove emozioni: ai ciclisti e agli italiani.
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Il Messaggero