WOLFSBURG - «Ci siamo battuti degnamente, nonostante un forte vento contrario», parola di Herbert Diess, il manager austriaco che per la prima volta annuncia i dati di...
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Anche la produzione è cresciuta (+1,3% a quota 11,018 milioni di unità), anche se a spingerla sono stati modelli nuovi e “diversi”. La Golf, che nel 2017 era stato il modello più fabbricato con oltre 968.000 unità, nel 2018 è scivolata in terza posizione con poco meno di 806.000 dietro alla Tiguan ed alla Polo. In casa Skoda la Ocatvia è rimasta l'auto più prodotta, ma con 20.000 unità in meno, mentre i nuovi suv Karoq e Kodiaq (e Kamiq, già venduto in Cina) nel 2017 valevano meno di 200.000 unità e lo scorso anno circa 330.000. La crescita di Seat è stata trascinata dalla Arona e dalla Ateca che hanno inciso con oltre 200.000 esemplari sul risultato di 528.000 consegne (+10,5%). Come Porsche, il costruttore ceco e quello spagnolo hanno contabilizzato un nuovo massimo storico di immatricolazioni.
Gli addetti sono aumentati del 3,5% ed hanno raggiunto quota 664.500, anche se nei piani di Diess c'è un piano di risparmi per quasi 6 miliardi di euro che potrebbe comportare il “sacrificio” di non meno di 5.000 posti di lavoro. Il margine operativo è stato di 17,104 miliardi in crescita dello 0,4%. L'Ebit è stato del 5,9% in leggero calo rispetto al 6% dell'esercizio 2017. Il ritorno sul fatturato dopo le imposte è stato di 12,153 miliardi (+6%). Il cash flow è stato riportato a livelli tranquillizzanti per il gruppo: nel 2018 ha raggiunto i 18,5 miliardi di euro, con un aumento di quasi il 60%.
Il dividendo gratificherà gli azionisti, che riceveranno 4,8 euro per le ordinarie e 4,86 per le privilegiate. Si tratta di 90 centesimi in più per titolo a confronto con il 2017. Il gruppo, che pianifica anche il debutto in borsa della Traton, la controllata in cui sono confluite Scania e Man e che si occupa di veicoli industriali, stima per il 2019 un Ebit tra il 6,5 ed il 7,5%. Su un punto Il numero uno del colosso di Wolfsburg è stato chiaro: «Il nostro futuro si decide in Cina», ha garantito. Perché nel Celeste Impero il gruppo vende il 40% dei propri veicoli: 4,2 milioni lo scorso anno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero