Valente (Unrae): «Le agevolazioni devono essere estese a tutte le auto aziendali»

Romano Valente, direttore generale dell'Unrae (l’associazione delle case automobilistiche estere presenti in Italia)
ROMA - Non solo flotte e auto aziendali. Con Romano Valente, direttore generale dell’Unrae, l’associazione delle case automobilistiche estere presenti in Italia, il...

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ROMA - Non solo flotte e auto aziendali. Con Romano Valente, direttore generale dell’Unrae, l’associazione delle case automobilistiche estere presenti in Italia, il dialogo è a tutto campo, a cominciare dal felice momento del mercato.


La crescita in atto è sana e strutturale?
Il mercato è certamente uscito dalla crisi. Lo dicono 35 mesi di crescita consecutiva (escluso maggio 2014), da gennaio 2015 quasi sempre a doppia cifra. Un trend legato a fenomeni ben identificati: le campagne promozionali di Case e Reti per stimolare la sostituzione delle auto vecchie; la crescita del noleggio sia a breve sia a lungo termine e infine per il Rent to Rent, che vede le società di noleggio a breve rifornirsi da quelle del lungo termine. Ci piacerebbe pensare a una crescita strutturale, se non ci fosse nel contesto macroeconomico una perdurante incertezza.

Il trend può continuare su ritmi così sostenuti?
La crescita a due cifre che ragionevolmente non può continuare a lungo. Pensiamo a un 2017 in crescita, ma con un rateo meno sostenuto. La nostra economia procede ancora lentamente. I consumi non cresceranno molto nel 2017 e anche le immatricolazioni di auto dovrebbero assestarsi su un +5,4%, confermando la nostra stima di 1.945.000 nuove targhe.

La corsa dei Suv è destinata a continuare?
Il bisogno latente dei clienti di cercare abitabilità, versatilità, funzionalità è diventato un’esigenza razionale: questo ha determinato anche su base europea il successo di questi modelli. Il successo continuerà.

Come giudicate l’andamento del mercato delle auto aziendali?
Il comparto ha reagito bene all’alleggerimento della pressione fiscale, anche approfittando del ritardato rinnovo di molte flotte. La proroga della “Nuova Sabatini” e la conferma del Superammortamento sulle auto utilizzate come beni strumentali sono apprezzate, ma vorrei sottolineare la necessità di rimodulare il Superammortamento estendendolo a tutte le auto aziendali, visti i positivi risultati ottenuti quest’anno.

Come mai il peso delle flotte sul mercato italiano resta lontano dalle medie dei grandi Paesi europei?
In questo senso, l’Italia è lontana da Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna. Basti pensare che in questi Paesi la quota ammortizzabile è il 100% (da noi il 20%) e la detraibilità dell’Iva è al 100% (da noi il 40%).

Come si potrebbero eliminare gli ostacoli che limitano la crescita di questo mercato?
Sarebbe necessario armonizzare la fiscalità con quella europea. Servirebbe la scelta strategica di utilizzare le auto aziendali come leva per accelerare lo svecchiamento del parco con l’immissione sul mercato di un usato più fresco, accessibile alle fasce economicamente più deboli.

Come giudicate la proposta di Aniasa di estendere l’iperammortamento al 250% anche alle auto ad alimentazioni alternative?
Unrae è da sempre per una premialità nei confronti del rispetto ambientale, ma in una logica di neutralità tecnologica come previsto dalle indicazioni europee del Cars 21.

Tutti i grandi gruppi scommettono sull’auto elettrica, che in Italia resta marginale. Come favorirne il decollo?
È un tema che viaggia di pari passo con l’esigenza di infrastrutture e punti di ricarica. Sono in corso iniziative istituzionali per accelerare la realizzazione delle necessarie infrastrutture e per studiare possibili misure di stimolo alla domanda, che avvicinerebbero l’Italia ai traguardi imposti dalle normative europee in tema di emissioni.

L’auto aziendale ama il diesel, ma c’è chi prevede il declino di questo carburante. Fantascienza o ipotesi realistica?
All’ultimo Salone di Parigi molti costruttori hanno espresso una visione comune della mobilità tra trent’anni: connessa, condivisa, autonoma, a impatto zero. Sembra un percorso già scritto, ma non basterà girare un interruttore per avere una mobilità 2.0. Serve un cammino non lungo, che dovrà essere accompagnato e armonizzato, meglio se con una cabina di regia autorevole anche su base nazionale. Per questo Unrae ha proposto di istituire un Mobility Champion che diffonda una nuova cultura della mobilità per utilizzare al meglio le tecnologie disponibili, pianificare le infrastrutture e orientare le scelte di politica della mobilità verso l’equazione più efficiente per la collettività.

 
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Il Messaggero