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Il governo è pronto a mettere in campo «una vera politica industriale sull’automotive attraverso un confronto serio e serrato» con i sindacati e le imprese, anche su incentivi e investimenti. È l’impegno assunto dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che punta a delineare nei prossimi dodici mesi «una serie di attività legislative per configurare finalmente una politica industriale nel Paese che manca da quando sono state smantellate le partecipazioni statali». «Fino a oggi più dell’80% degli incentivi è andato alle auto realizzate all’estero» ha sottolineato il ministro, intervenendo all’iniziativa sull’automotive di Federmeccanica e Fiom, Fim e Uilm. «Gli incentivi sull’elettrico non hanno fatto aumentare le vendite, oggi sono macchine di lusso, per i ricchi delle ztl, ma non voglio che sia così. Voglio capire come ben calibrare gli incentivi, che dovrebbero soprattutto servire a rottamare i veicoli che inquinano di più.
Devo lavorare con sindacati e imprese per una politica industriale, che si fa anche con incentivi».
L’impegno di Urso dà una risposta ai timori dei sindacati. «Cresce la preoccupazione per un settore che verrà travolto dalla transizione ecologica e che ha bisogno di scelte chiare e coerenti da parte della politica» osserva il segretario della Uilm, Rocco Palombella. Il numero uno della Fiom Michele De Palma chiede al governo «di aprire un negoziato con sindacati e imprese per produzioni che centrino l’obiettivo emissioni e garantiscano l’occupazione». «Il governo, più che fermare decisioni europee, deve chiedere all’Europa misure di sostegno finanziario e industriale molto più forti» dice il segretario della Fim, Roberto Benaglia.
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