Da bambino il sogno è spesso quello di diventare piloti. Tendenzialmente, se sei norvegese, sono i rally il tuo obbiettivo. Sogno realizzato per Andreas Mikkelsen, pilota...
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Fino a qui la norma per chi il pilota lo fa di professione e aspira ovviamente alla corona di campione del mondo. Quindi il fatto di portare al limite una vettura della classe WRC capace di ben 380 cavalli, è un esercizio che rientra nella consuetudine.
Più singolare il ruolo invece del navigatore, ovvero l'individuo che si siede accanto al pilota dettandogli le note. Ossia le indicazioni che lo stesso pilota indica al proprio navigatore durante la fase di ricognizione del rally. Senza entrare nei meandri della specialità, spesso complicati per chi non è un assiduo appassionato del genere, è indubbio che colui che siede accanto al pilota ha sempre suscitato più di una perplessità a chi del mestiere non è. Anzi, molti ritengono che nella meravigliosa follia dei rally, sia il copilota quello meno assennato.
Tale preambolo semplicemente per anticipare il fatto che, per una volta, abbiamo colto l'occasione di fare da navigatori ad un vero pilota di rally, Andreas Mikkelsen per l'appunto. In realtà più che copiloti siamo stati semplici spettatori di quello che in gergo si definisce l'arte del traverso.
Legati a bordo della Hyundai i20 WRC Plus, abbiamo percorso un breve tratto di una delle prove speciali dell'ultimo Rally Italia Sardegna. Una speciale particolarmente stretta, delimitata da una serie di muri a secco. Quanto basta per raccomandarsi ad un numero indefinito di santi. Anche perché per quanto somigli lontanamente ad un'auto stradale, è tutto altro che una vettura di serie la i20 preparata da Hyundai Motorsport. Solo la scocca è condivisa, tutto il resto è specifico per il modello WRC Plus.
Ciò che lascia basiti, oltre alla capacità di Andreas di rendere semplice andare a 150 km/h sulla terra, è la trazione dell'auto. Più il pilota pesta sull'acceleratore più la vettura chiama marce. La presenza di Mikkelsen è poi una garanzia al divertimento. Per quanto lo spazio sia ridotto ai minimi termini, il sovrasterzo è una regola a cui il driver norvegese non può fare a meno. La vettura gira grazie ai trasferimenti di carico, danzando letteralmente da una curva all'altra. Una danza che parte dai piedi del pilota. Il destro fisso sull'acceleratore e il sinistro sul freno. Un gioco di equilibrio a favore di performance. Il limite, per chi siede al suo fianco, sembra essere stato ampiamente superato, ma la realtà è che il margine a disposizione sia davvero ancora elevato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero