Uber “cede” in GB, gli autisti sono dipendenti. La decisione dopo la Corte Suprema britannica, titolo cala a Wall Street

La App di Uber
NEW YORK - Uber affonda Wall Street con la sua “rivoluzione britannica”. Dopo avere resistito per anni ai tentativi di rivedere l’inquadramento dei suoi autisti...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

NEW YORK - Uber affonda Wall Street con la sua “rivoluzione britannica”. Dopo avere resistito per anni ai tentativi di rivedere l’inquadramento dei suoi autisti da collaboratori autonomi a dipendenti, l’app per auto con conducente fa marcia indietro nel Regno Unito e annuncia che riclassificherà i suoi 70.000 autisti, ai quali pagherà il salario minimo, le ferie e la pensione. Un annuncio a sorpresa che segue il verdetto della Corte Suprema dell’isola che ha stabilito che gli autisti nel paese vanno considerati dipendenti. Una sentenza che ha spinto Uber per la prima volta a cedere su quello che è un tema cruciale nella gig economy. È vero comunque che la retromarcia di Uber nel Regno Unito, uno dei suoi maggiori mercati, è in qualche modo facilitata dalle leggi del lavoro vigenti che offrono una via di mezzo fra l’essere esclusivamente freelance o dipendete a tempo pieno. Nel comunicare la svolta Uber non ha fornito indicazioni sul possibile impatto economico della decisione, limitandosi a dire di non prevedere modifiche alle previsioni per il trimestre e l’anno.

Gli analisti invece ritengono che un effetto sui conti ci sarà, anche perché la mossa britannica potrebbe avere un effetto domino spingendo altri paesi ad alzare la pressione su Uber e chiedere una modifica del trattamento dei suoi autisti. Timori che si riflettono sull’andamento a Wall Street, dove i titoli Uber perdono oltre il 4%. Il cambio di marcia di Uber è seguito da lontano da altri big della gig economy, il cui funzionamento e in parte successo si basa sul tenere bassi i costi del lavoro ricorrendo a una rete di collaboratori autonomi. Un principio che se venisse a cadere avrebbe serie ripercussioni sul modello di business delle società del settore. Per ora in casa, ovvero nella sua California, Uber è tranquilla dopo che gli elettori hanno bocciato con un referendum modifiche all’inquadramento dei suoi autisti. In ogni caso gli sforzi interni ad Amazon - dove un impianto in Alabama sta votando per la formazione di un sindacato - e un’amminsitrazione Biden paladina dei lavoratori sono ‘rischì per Uber e per la gig economy.

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero