Toyota Italia è Top Employer per il 5° anno consecutivo. Caruccio: «Grande orgoglio, nostri valori si traducono in azioni concrete»

Il simbolo Toyota
ROMA – In Italia lavorare per Toyota è un “privilegio”. A certificarlo è il Top Employer Institute, che per il quinto anno consecutivo ha...

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ROMA – In Italia lavorare per Toyota è un “privilegio”. A certificarlo è il Top Employer Institute, che per il quinto anno consecutivo ha attribuito alla filiale nazionale del colosso nipponico (il secondo costruttore al mondo dopo aver scavalcato l'Alleanza Renault Nissan Mitsubishi alla fine del 2019) il titolo di miglior datore di lavoro. L'attestazione riconosce le migliori aziende nel processo di gestione e sviluppo delle persone e dell’ambiente di lavoro.


«La certificazione Top Employer è per noi motivo di grande orgoglio ed è la dimostrazione di come, con coerenza, la visione ed i valori di Toyota si traducono in azioni concrete», ha commentato l'amministratore delegato Mauro Caruccio. Dialogo e coinvolgimento sono parole chiave nell'organizzazione italiana di Toyota e sono state valorizzate attraverso la piattaforma digitale Beaconforce.

Il sistema permette un «monitoraggio quotidiano della motivazione di ogni dipendente, consentendo ai componenti del team e al management di collaborare in modo nuovo». L'obiettivo è quello di rafforzare il coinvolgimento ed il dialogo. L'azienda ha anche investito nel posto di lavoro digitale, che deve servire per migliorare non solo il lavoro di squadra e la produttività, ma anche per responsabilizzare le persone. Con questa soluzione è possibile lavorare anche da case, beneficiando di una notevole flessibilità e riducendo spostamenti dispendiosi in termini di tempo ed anche di emissioni.


«Il cambiamento che abbiamo portato in azienda nasce dal mettersi sempre in discussione. Solo il confronto può consentire la crescita», ha aggiunto Giuseppe de Nichilo, direttore delle Risorse Umane di Toyota Motor Italia. «Negli ultimi cinque anni – ha concluso - abbiamo cambiato radicalmente il nostro approccio soprattutto grazie agli stimoli che ci sono arrivati dai riscontri della certificazione e dagli incontri con le altre aziende certificate, parte di una rete di grande qualità e con sensibilità comuni». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero