Testadoro Essenziale, l'auto come una volta. Nasce al Mauto: sei mesi di lavoro artigianale sotto gli occhi dei visitatori

La Testadoro Essenziale in costruzione
Con un salto temporale di oltre settant'anni, si torna al tempo della produzione artigianale, quando le auto fuoriserie venivano realizzate a mano nelle "Boite"...

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Con un salto temporale di oltre settant'anni, si torna al tempo della produzione artigianale, quando le auto fuoriserie venivano realizzate a mano nelle "Boite" (officine) da esperti operai e battilastra specializzati. Erano gli anni (dal 1946 al 1949) che videro prosperare i prodotti del brand torinese Testadoro. A cui il Museo Nazionale dell'Automobile dedica una vetrina decisamente originale: "Arte di Boita" è una mostra-performance che durerà sei mesi, durante i quali verrà costruita una inedita Testadoro, la Essenziale, di fronte ai visitatori del Mauto che potranno scoprire le fasi essenziali del processo creativo: dalla modellazione iniziale dei volumi al montaggio finale. Questa è "l'arte di trasformare la sostanza", come indica il claim della mostra. Un'auto concepita come opera d'arte unica, antitesi alla produzione di massa.

Il marchio Testadoro è stato riportato in vita e rilanciato dall'imprenditore Dario Pasqualini. "La finalità – spiega – è riproporre la cultura della produzione artigianale, vetture semplici fatte con metodi tradizionali e materiali classici: alluminio, acciaio, legno, tessuti, niente plastiche. Ho disegnato la Essenziale con lo stile delle berlinette anni 50 e 60, coinvolgendo i miei due amici battilastra Paolo e Mario. Dopo il modello di stile passeremo al mascherone in legno prima di applicare le varie lastre lavorate". Solo telaio e motore, per motivi di omologazione, sono ricavati da vetture di serie di origine tedesca.

Testadoro doveva il proprio nome al caratteristico colore della testata stessa, fusa originariamente in bronzo. Venne utilizzato per la prima volta su una speciale testata per motori (originariamente Fiat 508 Balilla) progettata da Arnaldo Roselli a fine Anni Trenta. Con l'ingresso in azienda dell'imprenditore torinese Giorgio Giusti, la testata venne prodotta anche per la più popolare Fiat 500 Topolino, il che consentì una maggiore diffusione. L'utiitaria subiva un aumento di potenza con minori consumi. Giusti pensò di portare la soluzione su vetture da competizione e nella sua “Casa dell'Auto” produsse nove vetture da corsa con il marchio Testadoro. La Sport, la Drin-Drin, la Marinella e la Daniela corsero le più importanti gare dell'epoca. In particolare stupì la Testadoro Daniela, con motore da 742 cc, 45 CV, telaio tubolare e carrozzeria curata da Elio Zagato, pilota ufficiale della "Squadra Testadoro" con altri nomi illustri come Nuccio Bertone, Gino Valenzano, Ugo Puma, Aquilino Branca. Giusti chiuse la Testadoro nel 1949, dopo la tragica morte in un incidente del socio Arnaldo Roselli. Socio fondatore del Racing Club 19, esclusivo circolo torinese di appassionati di corse, ne fu presidente e animatore fino agli anni '50. Successivamente Giusti diventò un pittore di fama internazionale, con esposizioni e mostre personali in Italia e Usa.

La prima creatura dopo che nel 2017 Dario Pasqualini riscoprì e rilevò il marchio è stata la Barchetta 1951, completamento di un progetto che era rimasto incompiuto dal 1951. Si tratta di una barchetta progettata per la classe 1100 Sport Internazionale, dotata di un motore originale Fiat 1100 B modificato secondo le specifiche Testadoro. Il prossimo saggio si chiamerà Essenziale e sta nascendo, giorno dopo giorno, al Mauto.

 

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Il Messaggero