Tesla rifiuta un accordo sindacale, è sciopero in Svezia. Anche i portuali si rifiutano di scaricare le auto

Scipero dei lavoratori Tesla in Svezia
STOCCOLMA - Diversi sindacati svedesi si sono uniti in uno sciopero contro la Tesla. Il gigante delle auto elettriche di Elon Musk si rifiuta di stipulare un accordo sindacale,...

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STOCCOLMA - Diversi sindacati svedesi si sono uniti in uno sciopero contro la Tesla. Il gigante delle auto elettriche di Elon Musk si rifiuta di stipulare un accordo sindacale, sostenendo che i contratti dei dipendenti attuali sono già conformi agli standard sindacali, se non addirittura migliori. IF Metall, uno dei sindacati più importanti nel settore industriale in Svezia, non si arrende, e altri sindacati stanno aderendo alle proteste in solidarietà con i dipendenti Tesla. I portuali di quattro scali svedesi hanno già aderito al movimento, rifiutandosi di scaricare le auto Tesla dalle navi. Se non verrà raggiunto un accordo entro una settimana, il blocco si estenderà a tutti i porti svedesi, e dal 20 novembre i dipendenti postali smetteranno di consegnare lettere, pacchi e pallet ai centri di manutenzione Tesla in tutto il Paese. L’azienda automobilistica statunitense però non si arrende, e sta cercando di deviare il blocco dei lavoratori svedesi trasportando le sue auto su traghetti passeggeri.

«Chiaramente, stiamo monitorando la situazione e cercheremo di agire di conseguenza», ha dichiarato Tommy Wreeth, presidente di Transporten, uno dei sindacati coinvolti nelle azioni solidali per i lavoratori. La protesta contro la Tesla potrebbe anche estendersi oltre confine, nel caso in cui l’azienda decidesse di spedire le auto via mare attraverso la Danimarca e la Norvegia per poi trasportarle su strada in Svezia. L’agenzia di stampa TT ha intervistato Jorn Eggum, dirigente di Fellesforbundet, uno dei principali sindacati in Norvegia, che ha dichiarato di seguire attentamente gli sviluppi della situazione: «Da parte nostra, valuteremo l’assistenza allo sciopero quando e se riceveremo una richiesta dai nostri colleghi svedesi», ha affermato Jorn Eggum.

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Il Messaggero