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«Chi è veramente esperto nell’arte della guerra sa vincere l’esercito nemico senza dare battaglia, prendere le sue città senza assieparle, e rovesciarne lo Stato senza operazioni prolungate». Le celebri parole di Sun Tzu, generale e filosofo cinese vissuto tra il VI e il V secolo avanti Cristo, fotografano quasi alla perfezione quello che il suo Paese sta facendo 2.500 anni dopo per conquistare il mercato automobilistico, sferrando una silenziosa manovra a tenaglia sulla nostra industria proprio mentre è immersa nel fragore di una tempesta perfetta. Una presa fatta da veicoli a basso prezzo e da auto elettriche dotate di tecnologie innovative, stile moderno con un sistema industriale che ha un accesso privilegiato alle materie prime, soprattutto quelle che servono per fabbricare le batterie. La foto migliore di questa presenza improvvisa? Sui 45 modelli scelti per la lista provvisoria del premio “Auto dell’Anno” 2023, almeno 10 sono cinesi. E i cinesi siedono già nelle stanze migliori dell’automobile. Per chi non lo sapesse, nell’azionariato di Daimler il 9,98% è di Baic e il 9,69% e della Tenaciou3 Prospect Investment Limited, ovveo la Geely cioè quella che possiede già Volvo, Polestar, Lotus, Lynk & Co, London Taxi, Benelli, il 7,6% di Aston Martin e persino metà di Smart e di Power, la nuova joint-venture formata con Renault per i motori a combustione interna.
E se si va a vedere la percentuale di elettrico venduta dai gruppi cinesi in Europa si scopre che mentre le migliori europee sono BMW e Nissan, rispettivamente al 18% e 17%, Geely è già al 35% e SAIC è addirittura al 44%.
Altri arrivi imminenti sono BYD e Nio. La prima ha la forza di un grande gruppo perfettamente integrato, capace di costruirsi dalle celle delle batterie fino a vetture come la Tang e la Atto 3 che la Sixt si è già impegnata ad acquisire in 100mila unità entro il 2028. La Nio è una casa che da tempo già corre in Formula E e punta a un posizionamento decisamente premium con linee raffinate, prestazioni elevate, servizi avanzati e soluzioni tecniche come il battery swap. In Cina ha già oltre 1.000 stazioni e la prima è già arrivata in Germania. L’obiettivo non è solo scambiare le batterie in meno di 5 minuti, ma fornire una formula di leasing per dare al cliente la tecnologia più aggiornata migliorando nel tempo autonomia, velocità di ricarica e prestazioni. I modelli hanno nomi anonimi (ET7, ET5, ES7, EC6, ES8, ES6…), ma quando con una berlina da 5,1 metri scatti da 0 a 100 in 3,8 secondi, puoi fare fino a 1.000 km con una ricarica e l’abitacolo è un esempio di minimalismo, eleganza e tecnologia, si può tranquillamente pensare che d’ora in poi alla voce “automobile con gli occhi mandorla” non troveremo solo giapponesi e coreani, ma un gruppone nutrito di nomi nuovi che ha già superato la Grande Muraglia della diffidenza e sta marciando silenziosamente già sulle nostre pianure.
Achille Teti
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Il Messaggero