Suzuki, intuizione geniale: l’ibrido leggero è per tutti. Una scelta strategica che si è rivelata vincente

La Suzuki Swace hybrid
Alla radice del successo che accompagna Suzuki sul nostro mercato c’è una geniale intuizione. «Nel 2016 – ricorda il presidente della filiale italiana,...

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Alla radice del successo che accompagna Suzuki sul nostro mercato c’è una geniale intuizione. «Nel 2016 – ricorda il presidente della filiale italiana, Massimo Nalli – lanciammo per primi la tecnologia mild-hybrid che aiutava a ridurre consumi ed emissioni migliorando le prestazioni. C’era scetticismo anche tra i concorrenti, ma è stata un’idea vincente poi seguita da tutti. Fu subito un successo e l’abbiamo estesa all’intera gamma. Non a caso dopo Toyota oggi c’è proprio Suzuki nella classifica delle ibride più vendute sul nostro mercato».



Ibrido “leggero” significa che non viaggi mai in elettrico puro, ma disponi di una batteria supplementare che funge anche da generatore e regala un “plus” di coppia nell’avvio e quando il motore termico lo richiede. Per la Casa giapponese questa tecnologia “mild hybrid” è ormai alla seconda generazione. Il motore 1.2 termico da 83 cv e 107 Nm riceve l’aiutino dal moto-generatore elettrico con batteria di 10 Ah, 7 in più della precedente versione, per un incremento di 2,6 cv. Ne ha beneficiato anche la rinnovata Swift, compresa la versione Sport da 129 cv diventata prima vettura ibrida in gara nei rally.  Il listino Suzuki è ora composto da modelli tutti al 100% ibridi, e dunque con accesso agli incentivi. E in gamma sono arrivate, grazie alla partnership con Toyota, le altre formule di ibrido. Il Suv Across, ad esempio, adotta la tecnologia plug-in (ricaricabile alla spina) che garantisce una potenza massima di 306 cv ed emissioni di soli 22 g /km di anidride carbonica, con la possibilità di percorrere a emissioni zero fino a 75 chilometri (ciclo Wltp).

Un modello che rientra nella fascia più green, con incentivi complessivi fino a 10.000 euro. Mentre Ignis, Swift, S-Cross e Vitara (ibridi leggeri) rientrano nella fascia tra i 61 e i 135 g/km. Come la new entry station wagon Swace, definita Open Space, che adotta però la tecnologia dell’ibrido classico: non si deve ricaricare alla spina, perché la vettura recupera energia in decelerazione e in frenata. La percorrenza a emissioni zero in questo caso è al massimo di un chilometro. In compenso i consumi combinati sono molto interessanti: 4,5 l/100 km con 103 grammi/km di CO2 emessi (ciclo Wltp).

Questa varietà di proposte ecologiche ha consentito a Suzuki di registrare, a febbraio, il suo secondo miglior mese di sempre in Italia con 4.955 immatricolazioni e un +54,4% rispetto allo stesso mese del 2020. Inoltre a febbraio la quota di mercato Suzuki ha raggiunto il 3,47% su base mensile, un dato record per la Casa di Hamamatsu balzata per la prima volta all’11° posto assoluto nella classifica dei costruttori per numero di vendite. Un dato segnala il favorevole impatto ambientale favorito dall’ibrido: nel primo bimestre dell’anno le emissioni medie di CO2 dei modelli Suzuki di nuova immatricolazione sono risultate inferiori alla media del mercato italiano, con 118,5 g/km a gennaio e 116,8 g/km a febbraio. 

 

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Il Messaggero