MILANO - Non è certo una sorpresa, ma i risultati del primo semestre confermano che la coreana Hyundai, con la fattiva collaborazione della controllata Kia, continua la sua...
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Vendite, è sempre boom. L'incremento delle vendite procede senza soste, indifferente alla precarietà di molti mercati, grazie a una presenza commerciale e produttiva davvero globale e a posizioni di forza sapientemente costruite negli anni - con prodotti sempre più appetibili per qualità e contenuti tecnico-estetici - proprio laddove (Cina e Stati Uniti, ma anche Russia e Sud Est Asiatico) in questo momento le condizioni consentono di compensare la debolezza europea, dove pure il brand coreano continua ad andare controtendenza. Risultato: il primo semestre, chiuso a 2.182.768 veicoli commercializzati nel mondo, ha rappresentato un incremento dell'11,5% rispetto al corrispondente periodo del 2011.
Strategia vincente. La scelta di creare modelli pensati su misura per le esigenze degli specifici mercati, sviluppandoli e producendoli il più possibile vicino alle aree di destinazione sta manifestando positivi riflessi sui risultati finanziari, con utili in aumento a dispetto del calo della domanda globale. Rispetto a un anno fa, l'utile netto è infatti aumentato del 19,5%, attestandosi attorno ai 3,5 miliardi di euro, con 3,32 miliardi di profitto operativo. Gli oltre 29 miliardi di ricavi (in crescita del 10% circa) sono in gran parte imputabili - nella misura dell'86% - al business dell'auto.
Gioco a tutto campo. A confermare il ruolo di player davvero globale ormai acquisito dal gruppo coreano contribuisce il raffronto tra le vendite sul mercato domestico (328.000 unità, forse l'unico dato in calo rispetto al 2011) e i 1.854.805 veicoli venduti all'estero. La struttura organizzativa del gruppo, che istituisce fabbriche e centri di design laddove i prodotti si devono vendere, ma prestando grande attenzione a evitare il rischio della capacità produttiva, è alla base della crescita anche in un mercato in calo come quello europeo: merito in gran parte di prodotti interamente ideati, sviluppati e prodotti nel Vecchio Continente come il Suv ix35, la piccola monovolume ix20 e la i30 berlina e wagon. Un effetto che si manifesta anche nel disastrato panorama italiano, dove Hyundai è salita in un anno dal 2,3 al 3,1%, unica tra i primi 15 marchi presenti nel nostro Paese a vantare un segno positivo nelle vendite. Che tra l'altro sono rappresentate al 91% da modelli prodotti fuori dalla Corea e per il 76% da vetture nate in Europa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero