Scorte e auto blu record, il governo prepara la stretta

Scorte e auto blu record, il governo prepara la stretta
Qualche taglio, ma molto di rado. Dopo l’omicidio per mano delle Brigate Rosse dell’economista Marco Biagi, lasciato senza scorta, il Viminale è sempre sembrato...

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Qualche taglio, ma molto di rado. Dopo l’omicidio per mano delle Brigate Rosse dell’economista Marco Biagi, lasciato senza scorta, il Viminale è sempre sembrato molto restio a togliere la protezione a questo o quel personaggio, nonostante siano enormi l’impegno delle forze dell’ordine e i costi per il servizio. Ogni governo che si è insediato ha preso il fascicolo in mano cercando di limare numeri e spesa, ma puntualmente la situazione è rimasta immutata. Anche il nuovo esecutivo ha puntato a tagliare i possibili eccessi, e un dossier con dati e numeri, è ora nelle mani del premier Giuseppe Conte e del ministro dell’Interno Matteo Salvini, il quale ha già fatto sapere che, questa volta, le cose cambieranno. E ha cominciato partendo lancia in resta nei confronti dello scrittore Roberto Saviano. 


L’ANNUNCIO
È di due giorni fa la notizia che la filosofa Donatella Di Cesare ha perso la protezione, nonostante le minacce arrivate da gruppi neonazisti dopo alcune sue dichiarazioni sulla Shoah. Ad annunciarlo è stata lei stessa su Facebook, e altrettanto ha fatto l’ex magistrato Antonio Ingroia che aveva avuto auto e agenti al seguito per le sue inchieste sulla mafia. La logica della selezione è basata sul fatto che il rischio diminuisce, la minaccia non è più concreta, sebbene tutto questo non basti a togliere auto blindate, presidi e vigilanze a ex ministri, ex sottosegretari, ex di ogni genere, che non dovrebbero nutrire particolari timori per la loro sicurezza.

Del resto, nell’elenco figurano dal presidente della Lazio Claudio Lotito a Pier Luigi Boschi, papà dell’ex ministro Maria Elena, da Paolo Cirino Pomicino al presidente del Pd Matteo Orfini (scorta avuta dopo Mafia Capitale), dall'ex deputato Ernesto Carbone all’ex ministro Maurizio Lupi, da Massimo D’Alema a Piero Fassino, e tantissimi altri. Una lista lunghissima che fa dell’Italia una tra le nazioni con il maggior numero di persone scortate del mondo. Negli Usa, infatti, ne hanno diritto unicamente presidente e vicepresidente. In Germania il capo dello Stato, il presidente del Bundestag e i ministri. In Francia il Presidente dell’assemblea nazionale e quello del Senato. Tanto da far dire, nei giorni scorsi, a Salvini che verranno “rivisti” i servizi predisposti. «Sono quasi 600 gli scortati - ha dichiarato - e occupano circa duemila forze dell’ordine, numeri che non hanno uguali in altri Paesi europei».

IL LIVELLO
In base ai dati ufficiali dell’Ucis, l’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale, istituito dopo l’omicidio Biagi, i soggetti destinatari di misure di protezione personale sono circa 584, con 88 nuove istituzioni e 59 revoche rispetto al 2016. Si tratta soprattutto di magistrati (267), seguiti da esponenti politici nazionali e locali (74), da imprenditori e dirigenti d’impresa (36), da dirigenti ministeriali e della pubblica amministrazione (33), e anche da parecchi giornalisti. Dal 2013 sembra ci sia stata una tendenza all’aumento e un anno fa i beneficiari di uno dei quattro livelli di rischio era così suddivisi: oltre il 45 per cento con un’auto blindata e due agenti, il 40 per cento con un’auto non blindata e due agenti. Tre auto blindate con tre agenti, invece, sono state garantite solo a 20 persone (il 3 per cento sul totale). Per la protezione e la vigilanza sono stati impiegati tra agenti specializzati della polizia di Stato, dei Carabinieri e dalla Guardia di finanza, circa 2.070 agenti delle forze dell’ordine.


Chi perde la protezione, poi, difficilmente lo accetta. Si sente esposto e più vulnerabile, anche se in qualche caso la scorta è quasi uno status symbol. Qualche anno fa, a protestare è stato Roberto Calderoli perché privato degli otto agenti posti a presidio fisso (24 ore su 24) davanti alla sua villa nel bergamasco. Un controllo che, secondo il Siulp (il sindacato di polizia), costava fino a 900 mila euro.

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Il Messaggero