Schumi in coma, i nodi dell'inchiesta e le ricostruzioni dell'incidente

Jean Todt a Grenoble per stare vicino al suo grande amico Schumacher
Dal nostro inviato Claudia Guasco GRENOBLE - La vita di Michael Schumacher si spezza alle 11.07 di sabato mattina. Sulle piste...

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Dal nostro inviato Claudia Guasco

GRENOBLE - La vita di Michael Schumacher si spezza alle 11.07 di sabato mattina. Sulle piste di Meribel la giornata è perfetta: sole, neve abbondante, impianti di risalita a pieno regime. Le condizioni per chi scia sono ideali e l'ex pilota della Ferrari, appassionato della montagna, si gode le discese con il figlio Mick, quattordici anni, e alcuni amici. Fino a quando non imbocca un percorso in neve fresca tra due piste, cade e finisce in coma. Voglia di nuove sfide? Oppure un errore di distrazione? Dei segnali di pericolo avrebbero potuto evitare la tragedia?

LE INDAGINI
E' ciò che intende appurare la Procura di Albertville, che ha aperto un'inchiesta sull'incidente dell'ex pilota. Gli agenti della Gendarmerie di Bourg Saint Maurice sono ancora al lavoro: hanno raccolto testimonianze ed effettuato rilievi, adesso prepareranno la relazione da consegnare ai magistrati. Dalle prime ricostruzioni, una delle cause principali sarebbe da ricondurre al percorso: un tratto in neve fresca tra due piste battute, disseminato di rocce. Schumi affronta la pendenza, sbanda per evitare un masso, cade e sbatte violentemente la testa contro un'altra pietra. Secondo i gestori dell'impianto il punto in cui è avvenuto il dramma "è sicuramente un fuoripista, con almeno una ventina di centimetri di neve fresca". Cartelli di divieto o segnalazioni di pericolo non ce ne sono. "Ma le due discese che corrono accanto al canalone sono ben evidenzate", rilevano i reponsabili. Come dire: chi imbocca quel fuoripista lo fa a proprio rischio. Mentre il direttore generale dell'ente turistico di Meribel, Cristophe Gernignon-Lecomte, ribadisce che i soccorsi sono stati tempestivi, otto minuti dopo l'impatto del campione con la roccia erano già sul posto: "Sono intervenuti rapidamente, alle 11,15. Schumacher è stato issato sull'elicottero e portato in ospedale a Moutiers".

"UNA FATALITA'"

Oggetto di valutazione da parte della Gendarmerie è inoltre la velocità a cui scendeva Schumi. Ha picchiato la testa in modo talmente violento che il casco si è rotto in due. "Quando sono arrivati i soccorritori hanno visto il casco spaccato e molto sangue", riferisce una fonte alla France Press. Mentre il Times avrebbe appreso da ambienti investigativi che al momento della caduta Schumi stava scendendo in neve fresca a una velocità tra i sessanta e i cento chilometri all'ora. Ma la portavoce del campione, Sabine Khem, smentisce la versione del quotidiano britannico. "Non è vero che Michael in quel punto andava troppo forte - afferma - Si era appena fermato per aiutare un membro del suo gruppo scivolato e poi ripartito. Non ero presente, ma parlando con le persone coinvolte è apparso chiaro che Michael ha affrontato quel passaggio a velocità moderata. Una roccia nascosta lo ha in pratica catapultato verso l'alto, ha perso l'equilibrio ed è andato a sbattere la testa". Sorte avversa, insomma, nessuna imprudenza o avventatezza da parte dell'ex pilota. Tra qualche giorno toccherà alla Procura tirare le fila dell'inchiesta. Ma più di ciò che è accaduto sulle nevi di Maribel, quello che ora conta davvero è la battaglia che sta combattendo Michael nella sua stanza al quinto piano dell'ospedale di Grenoble. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero