Fiat e Chrysler, la fusione si avvicina. Marchionne: «Può avvenire entro l'anno»

Sergio Marchionne al salone di Ginevra
GINEVRA - Il mercato europeo dell’auto resta da incubo ma, grazie ai risultati di Chrysler, il Lingotto attraversa una fase molto più positiva rispetto agli altri costruttori...

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GINEVRA - Il mercato europeo dell’auto resta da incubo ma, grazie ai risultati di Chrysler, il Lingotto attraversa una fase molto più positiva rispetto agli altri costruttori “generalisti” che operano nel Continente. Per Fiat il 2013 sarà ricco di passaggi cruciali poiché verranno definiti i programmi degli stabilimenti italiani di Mirafiori e Cassino, partirà il rilancio della Maserati e dell’Alfa, dovrà essere presa una decisione per le attività in Russia e, con molta probabilità, verrà avviata la costruzione della seconda fabbrica in Cina, quella che produrrà le Jeep.


L’operazione più importante, però, è risolvere il rapporto con Veba, il fondo controllato dal sindacato Uaw che ha quasi il 40% di Chrysler. «Sì, se riusciremo a trovare un accordo sulla valutazione dell’azienda la fusione può avvenire entro l’anno. Non credo però accetteranno di essere pagati in azioni, a loro non interessa essere nel capitale di un’azienda basata in Europa», Sergio Marchionne ribadisce che i due azionisti del gruppo di Auburn Hills hanno lo stesso obiettivo: Veba vuole vendere, Fiat vuole comprare. Al momento, però, le valutazione sulla cifra da mettere sul tavolo restano diverse e ora sono al lavoro anche esperti indipendenti per cercare di avvicinare le parti. Altrimenti andrà avanti l’iter per l’Ipo chiesta da Veba che tecnicamente, se sarà necessario, dovrebbe essere avviata nel terzo trimestre. Quale sia la cifra e, a prescindere se sarà ritenuta congrua, l’ad di Fiat e Chrysler ha spiegato che il Lingotto ha liquidità sufficiente per portare a termine l’operazione senza nessun aumento di capitale e, ad ulteriore garanzia, ci sono istituzioni finanziare pronte a dare supporto se Fiat lo chiedesse.

Dopo tanti mesi di crescita a doppia cifra,
anche il mercato Nord americano attraversa una fase delicata per Chrysler poiché c’è il cambio modello di due vetture molto importanti che rallenta la produzione. «Il mercato americano continua ad andar bene e quest’anno le previsioni parlano di oltre 15 milioni di veicoli - ha spiegato Marchionne - per noi però non sarà un trimestre facile, abbiamo tre stabilimenti in fase di transizione, andremo meglio nei rimanenti nove mesi. La produzione della rinnovata Grand Cherokee è finalmente partita due settimane fa, quella della Cherokee verrà avviata a maggio ed allora sarò molto più sollevato perché quel modello ci consentirà di competere meglio negli Usa e il marchio Jeep potrà superare nel 2013 la barriera delle 800 mila consegne in tutto il mondo».


Marchionne ha partecipato anche alla riunione della Acea di cui è presidente ed ha poi parlato di problematiche che riguardano tutti i costruttori: «In Russia Fiat continua a valutare tutte le opzioni, ma non ho date da dare, non le abbiamo rispettate in passato. L’Europa deve abbandonare questa fissazione dell’austerità, adesso è il momento di far ripartire la macchina. No, gli incentivi non servono, ho sempre detto che sono un danno perché drogano il mercato: in Italia stiamo ancora pagando le conseguenze di quelli di alcuni anni fa. Nella riunione dei costruttori abbiamo parlato anche di libero scambio e di emissioni di CO2, l’accordo con la Corea ormai è fatto e da quello abbiamo imparato diverse cose da non fare. Purtroppo le abbiamo imparate sulla nostra pelle». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero