Al Salone di Barcellona va in scena l'orgoglio della Spagna dell'auto. De Meo: «Siamo il futuro»

Luca De Meo, presidente della Seat con la nuova Seat Ibiza
BARCELLONA – La Spagna dell'auto accelera. Non solo sotto la spinta di Seat, che dopo aver chiuso archiviato nel 2016 il miglior bilancio della propria storia, ha aperto...

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BARCELLONA – La Spagna dell'auto accelera. Non solo sotto la spinta di Seat, che dopo aver chiuso archiviato nel 2016 il miglior bilancio della propria storia, ha aperto il 2017 con una nuova ed ulteriore crescita (quattro mesi di volumi in aumento in doppia cifra). Il paese è diventato il secondo produttore europeo di auto e l'ottavo al mondo. Il fatturato del comparto vale attorno ai 38 miliardi di euro.


L'Automobile di Barcellona, il salone catalano aperto al pubblico fra il 13 ed il 21 maggio, conferma con il Connected Hub l'aspirazione della città di diventare un punto di riferimento hi-tech, non solo per il comparto dell'auto visto che, ad esempio, ospita il Mobile World Congress. Stupisce peraltro che a fronte di una simile vocazione planetaria il presidente della Fiera parli in catalano. La stessa Seat ne ha approfittato per presentare due nuove applicazioni frutto di accordi con Waze (Google) per la navigazione e con Saba a e Travi Pay per i parcheggi.

Il paese, colpito duramente dalla crisi economica di questi anni, è stato sintetizzato nei numeri e nelle ambizioni dal ministro per la digitalizzazione e l'energia Alvaro Nadal, che ha ricordato come «quello che in altri paesi è il futuro, da noi è il presente». Non è solo l'industria a dover essere 4.0, ma gli stessi servizi. Con i suoi 44 diversi modelli fabbricati, la Spagna rivendica un ruolo importante nel mondo dell'auto, nel quale la proprietà verrà sostituita dal diritto di uso e nel quale i veicoli verranno utilizzati meno, ma in modo più efficiente contribuendo ad eliminare macchine dalle strade.

Nel proprio intervento in occasione dell'inaugurazione del salone, Luca de Meo, presidente della Seat, ha ricordato l'impegno della casa di Barcellona, che investe il 10% del proprio fatturato, che ha la più alta quota di occupazione femminile (25%) e che da sola vale l'1% del Pil della Spagna ed il 3% dell'export. Ma, soprattutto, è un marchio con un futuro perché lo stabilimento di Martorell è il terzo più grande al mondo del gruppo Volkswagen.

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Il Messaggero