Tassa su CO2 non riduce consumi gasolio. Ricerca in Germania: arrivando a 55 euro/tonn nel 2025 riduzione emissioni 1,7%

Traffico in autostrade tedesche
BERLINO - Molti Paesi europei sono impegnati ad adottare provvedimenti 'salva-clima' ma anche a valutare quelli che sono già stati presi. E' quanto accade in...

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BERLINO - Molti Paesi europei sono impegnati ad adottare provvedimenti 'salva-clima' ma anche a valutare quelli che sono già stati presi. E' quanto accade in Germania dove l'istituto di ricerca economica RWI di Essen è al lavoro per quantificare l'efficacia della tassa sulla CO2 introdotta all'inizio dell'anno.



Secondo lo studio più recente, questa tassazione ha oggi la potenzialità di abbassare le emissioni degli autoveicoli di 740.000 tonnellate, un valore che corrisponde a circa lo 0,8% delle emissioni complessive CO2 legate alla circolazione delle autovetture. Secondo i ricercatori di RWI una comparabile riduzione dei gas effetto serra immessi nell'atmosfera si otterrebbe rottamando circa 360.000 veicoli.

La nuova fiscalità introdotta in Germania prevede un'imposta di 25 euro per tonnellata di CO2 emessa, sia che che si crei bruciando gasolio, benzina, gasolio da riscaldamento o gas naturale - e questo valore dovrebbe aumentare a 55 euro entro il 2025. Secondo l'analisi di RWI, a questa scadenza le emissioni potrebbero essere ridotte di almeno 1,62 milioni di tonnellate, e cioè di circa l'1,7% delle emissioni di CO2 generate dalle automobili con una riduzione corrispondente alla rottamazione di circa 790.000 veicoli.

Queste ipotesi, legate appunto al fatto che al crescere del prezzo della benzina diminuiscono le percorrenze complessive e i consumi di carburante, non sono però valide - secondo l'istituto di ricerca economica RWI - nel caso dei veicoli alimentati a gasolio, il cui consumo non cambia a causa delle fluttuazioni dei prezzi. La ricerca arriva alla conclusione che le auto diesel e i veicoli commerciali sono utilizzati su lunghe distanze e principalmente da persone che guidano molto per motivi di lavoro o familiari e che quindi non reagiscono a prezzi del gasolio più elevati. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero