ROMA - Un normale cliente arriva in agenzia o naviga sul sito per sottoscrivere una polizza Rc Auto oppure sulla salute, chiede magari qualche informazione e poi firma. Fra...
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La definizione è ben nota a chi si occupa di marketing e in genere nelle società private che da anni utilizzano delle persone le quali, in incognito, acquistano beni o servizi per verificarne la qualità o l’efficacia del processo di vendita. I finti clienti mandati dall’Ivass non saranno ispettori o comunque suoi dipendenti. Si limiteranno a riferire la loro esperienza: se ad esempio non sono state rispettate le norme in tema di distribuzione che prevedono l’obbligo per il venditore di dare al cliente informazioni complete prima e durante la vendita di un prodotto assicurativo e di consegnargli specifici documenti informativi.
Ma il loro rapporto farà scattare un campanello d’allarme nella sede dell’istituto di Via del Quirinale che provvederà così ad attivare la consueta serie di controlli: vigilanza a distanza, ispezioni, incontri. Il vantaggio è che appunto se le ispezioni avvengono ex post, dopo che i fatti o le anomalie si cono verificate magari su vasta scala, qui si riuscirebbe a intervenire in maniera preventiva. Inoltre si potranno stringere i controlli sulla sottoscrizione delle polizze online, un canale sempre più utilizzato dai giovani.
C’è però una lacuna da colmare, quella normativa. Ancora De Polis spiega come in Italia non esista una specifica disposizione al riguardo che sarebbe bene realizzare per definire nel dettaglio i compiti e i limiti del meccanismo e dei sui partecipanti. Si potrebbe guardare alle esperienze già maturate parzialmente in alcuni paesi europei e attingere a due regolamenti comunitari su temi simili e mettere a punto così uno strumento preciso. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero