CASERTA - Potrebbero essere almeno trentamila le vittime in tutta Italia delle truffe alle assicurazioni realizzate dal gruppo, con base a Villa Literno (Caserta), smantellato...
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Purtroppo molti cittadini assicurati si accorgono del raggiro solo se fanno un incidente stradale o se vengono controllati per strada dalle forze dell’ordine». Moltissime le compagnie truffate, con un sistema tanto semplice quanto efficace, che andava avanti dal 2012, e che avrebbe permesso all’associazione di guadagnare anche 15mila euro al giorno; i promotori, i fratelli Dionigi e Federico Catena (finiti in carcere), il primo incappato anche in un’indagine di camorra alcuni anni fa, commercializzavano le polizze attraverso siti web di finti intermediari assicurativi, applicando un prezzo che era inferiore a quello ordinario del 10%; il risparmio attirava i clienti, così come la precisa organizzazione curata dai fratelli Catena, che si avvalevano anche di call center. Nove i siti web tuttora attivi che sono stati posti sotto sequestro, ma nel corso delle indagini ne sono stati trovati ben 78 che reclamizzavano polizze contraffatte.
Roberto Copia, capo della Divisione di Vigilanza e Distribuzione 1 dell’Ivass (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni), afferma che «ogni giorno blocchiamo siti sospetti; durante il lockdown la pericolosità di questi siti è aumentata, ma bisogna anche ammettere che ultimamente arrivano al nostro contact center più segnalazioni di persone insospettite, magari dal basso prezzo praticato dai siti, che truffate». Antonio Coppola, capo del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Milano, evidenzia come «le condotte illecite del gruppo, sebbene l’indagine si fermi al 2017, andavano ancora avanti, e solo gli arresti di oggi le hanno fermate». Che i Catena, noti a Villa Literno per il loro alto tenore di vita fatto di auto di lusso e viaggi ai Casinò di Campione, Lugano e Venezia, gestissero il gruppo come un «orologio svizzero», lo rivela la circostanza che un membro dell’associazione, che rispondeva al call center, fu allontanato perché trovato positivo alla cocaina in seguito all’esame dell’urine imposto proprio dai capi. I soldi guadagnati con la truffa venivano reinvestiti attraverso società intestate a prestanomi nei più svariati campi, dalla vendita di auto all’abbigliamento, dalle sale slot alle scommesse online; settori, questi ultimi, da sempre gestiti dalla criminalità organizzata.
Gli inquirenti però non avrebbero trovato legami tra i Catena e i clan attivi nel territorio casertano. «Anche se non abbiamo accertato l’esistenza di rapporti tra il gruppo e i clan di camorra - ha spiegato il Procuratore di Santa Maria Capua Vetere Maria Antonietta Troncone - sappiamo come queste attività molte remunerative, dove il guadagno è tanto e i rischi pochi, sono guardati con grande interesse dalla criminalità organizzata». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero