Porsche-Volkswagen, celebrate le nozze passa a Wolfsburg il 100% di Stoccarda

Il numero uno di Porsche Matthias Muller (a sinistra) e quello Volkswagen Martin Winterkorn
MILANO - La telenovela è finita. Il braccio di ferro tra le potenti famiglie Porsche e Piëch si è risolto con la piena integrazione - sarà operativa dal prossimo 1° agosto -...

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MILANO - La telenovela è finita. Il braccio di ferro tra le potenti famiglie Porsche e Piëch si è risolto con la piena integrazione - sarà operativa dal prossimo 1° agosto - del prestigioso brand di Zuffenhausen all'interno della sempre più estesa galassia Volkswagen. Sembra la logica (forse) conclusione di un thriller industrial-finanziario iniziato tre anni fa, quando le cose sembravano prendere una piega esattamente opposta: allora fu Wendelin Wiedeking, il presidente di una Porsche che sprizzava salute e copiosi utili da ogni poro, a tentare il colpaccio ambizioso: rilevare la maggioranza azionaria, e quindi acquisirne il controllo, del colosso di Wolfsburg.


A dispetto del soprannome bonario
«zio Ferdy», cioè Ferdinand Piëch che del gruppo VW è l'autentico deus ex machina, è un tipo da prendere con le molle. Quando lo si provoca, la sua reazione è di quelle che lasciano il segno. Lo hanno imparato a proprie spese lo stesso Wiedeking e il suo direttore finanziario Holter Hälter, che non solo hanno perso clamorosamente la sfida (e il posto di lavoro), ma sono andati incontro anche a delle spiacevoli disavventure giudiziarie, con l'accusa di aver fatto crollare le azioni Volkswagen alla Borsa di Francoforte (per rendere meno onerosa la progettata acquisizione) e di aver portato un gioiello dell'industria europea sull'orlo della bancarotta, con 10 miliardi di euro di debiti contratto proprio per finanziare la costosa scalata.

Intervenendo in prima persona
nella vicenda, il granitico zio Ferdy ha capovolto le sorti della sfida, che ora si può considerare conclusa, anche se non a prezzo da saldo: il 50,1% delle azioni dell'azienda Porsche in possesso della holding Porsche SE, che a sua volta detiene il 50,7% dei diritti di voto di VW, costa 4,46 miliardi di euro (più un'azione ordinaria del gruppo Volkswagen). In cambio, il gruppo acquisisce il controllo totale - tramite l'intermediazione di una holding costituita ad hoc - di Porsche AG.

Al di là degli aggiustamenti finanziari
che nell'immediato potranno impattare sulla liquidità del gruppo di Wolfsburg, l'integrazione anticipata delle due realtà porterà - secondo i calcoli diffusi dalla Volkswagen - a un beneficio immediato, in termini di sinergie, valutabile in 320 milioni di euro equamente ripartito tra i due contraenti. Si tratta di un'operazione «buona per Volkswagen, buona per Porsche, buona per l'intero sistema industriale tedesco». Parole di Martin Winterkorn, Ceo del gruppo Volkswagen. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero