NEW YORK - Il petrolio americano potrebbe scendere fino a 20 dollari al barile. Lo paventa Goldman Sachs, in un report diffuso stamani, «The New Oil Order». Non si tratta...
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Il calo del prezzo del petrolio intorno a 45 dollari al barile, notano gli analisti di Goldman, è stato accelerato da preoccupazioni per il quadro macroeconomico, ma «è un dato di fatto che il mercato del petrolio sia in eccesso di offerta più di quanto avevamo previsto e ora ci attendiamo che il surplus persista nel 2016 per effetto di una ulteriore crescita della produzione Opec, di una persistente offerta da parte dei Paesi non-Opec e del rallentamento della crescita della domanda, con il rischio di una domanda ancora più debole alla luce del rallentamento della Cina».
«Il mercato - scrivono gli analisti della banca d'affari - ora chiede alla produzione dei Paesi non-Opec di passare dalla crescita a sostanziali declini nel 2016, specialmente negli Usa, ma l'incertezza su come e dove questa correzione avrà luogo è aumentata in misura significativa». Restano tuttavia radicate aspettative che la crescita della produzione di shale oil, o petrolio di scisto, sarà richiesta nei prossimi anni, il che comporta che gli shalers continueranno ad avere «potenziale accesso al capitale».
Tutto questo crea incertezza e anche il bisogno che «lo stress finanziario sia mantenuto, vista la necessità di una consistente correzione sul versante dell'offerta. Ciò a sua volta comporta il rischio che un rallentamento nella produzione abbia luogo troppo gradualmente, costringendo i mercati petroliferi a fare pulizia, come storicamente hanno sempre fatto. Anche se non è il nostro caso di base, il potenziale che i prezzi del greggio cadano a questi livelli, che stimiamo intorno ai 20 dollari al barile, sta crescendo, mentre le scorte di petrolio continuano a salire».
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Il Messaggero