BERLINO - Sulla pista dell’ex aeroporto internazionale di Tempelhof, a Berlino, si è consumato un campionato a parte. Ossia quello riservato alle monoposto...
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Nella classifica a squadre, la DS Techeetah ha conquistato ieri il massimo dei punti (48), portandosi a 236. In palio ne restano altri 96, ma la Nissan e.Dams, che è seconda, ne ha 121. Tanto per avere un termine di paragone, la passata stagione Vergne si era imposto con 17 lunghezze di margine su Buemi e la DS Techeetah con 19 sulla Audi Sport. Nei primi quattro ePrix di Berlino il portoghese ed il suo compagno di squadra Vergne si sono spartiti le pole. Da Costa si è assicurato le due sul tracciato tradizionale imboccato nella direzione opposta a quella consueta, il francese le successive due con la direzione di marcia “normale”. Il quasi 29enne pilota di Cascais (è nato il 31 agosto del 1991) ha conquistato il titolo nella sua 62esima gara in Formula E. Il suo primo successo nel campionato politicamente corretto risale al 2015, a Buenos Aires, con la Amlin Aguri: era la sua terza gara. Poi un lungo digiuno, con un quinto posto come miglior piazzamento nelle tre stagioni seguenti. Nella quinta stagione aveva esordito con la sua seconda vittoria, con la Bmw i Andretti, lasciata all’inizio della sesta per accettare l’ingaggio della DS Techeetah. Dove non ha patito complessi di inferiorità e inanellato una impressionante serie di risultati positivi. Dopo aver rimediato appena due punti nel doppio appuntamento inaugurale in Arabia Saudita, negli ultimi sei ePrix il suo peggior piazzamento è stato un quarto posto. Il resto sono tre vittorie e tre piazze d’onore. L’ultima, quella di oggi, gli è valsa il titolo.
«Sono senza parole», ha commentato commosso Da Costa. Che ha potuto nascondere la propria commozione sotto il cappellino Michelin e la mascherina ricordando che gli è stato vicino nei tempi duri e ringraziando anche Vergne. Che ha scherzato: «Lui può andare a casa adesso, ma io voglio arrivare secondo nella classifica generale». A Berlino la manifesta superiorità delle DS Techeetah si è rivelata preoccupante, soprattutto perché nella Formula E si è sempre combattuto fino all’ultimo con sfide sul filo di una manciata di punti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero