Olli, arriva il primo minibus elettrico a guida autonoma per le strade di Washington

Olli è il primo minibus elettrico senza autista costruito dalla Local Motors avvalendosi di stampanti 3D ed il cui funzionamento è gestito dalla IBM Watson
WASHINGTON - Come saranno i veicoli dei prossimi decenni? Probabilmente in gran parte a guida autonoma, e quasi certamente con propulsione elettrica, ma anche realizzati con...

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WASHINGTON - Come saranno i veicoli dei prossimi decenni? Probabilmente in gran parte a guida autonoma, e quasi certamente con propulsione elettrica, ma anche realizzati con tecnologie innovative, come lo stampaggio delle parti in 3D. Un "assaggio" di questo scenario arriva dagli Stati Uniti e in particolare da Washington, dove ha iniziato ad essere sperimentato Olli, primo minibus elettrico senza autista costruito dalla Local Motors avvalendosi di stampanti 3D ed il cui funzionamento è gestito dalla piattaforma tecnologica IBM Watson.


Chi dovesse incontrare Olli, o magari salirvi a bordo, al National Harbor, un resort sulle rive del fiume Potomac nel Maryland, appena a sud di Washington DC - potrebbe già oggi scoprire come saranno i futuri sviluppi dell'interfaccia "uomo-macchina", affidata ai comandi vocali e a complessi algoritmi analoghi a quelli che già oggi sono alla base dei software di dialogo come Siri. Per prenotare o richiedere un viaggio a bordo di Olli, è infatti sufficiente dialogare, attraverso lo smartphone, con la piattaforma IBM Watson utilizzata da Local Motors, così come - una volta a bordo - il veicolo può essere interrogato con domande tipo ''Come mai non siamo ancora arrivati'', oppure ''Potresti fare una deviazione?''.

L'avvio della sperimentazione di Olli, che era stato presentato a livello di progetto nei mesi scorsi, non ha permesso di chiarire però i molti dubbi che sussistono ancora sulla affidabilità dei sistemi di guida 100% autonoma, nemmeno in aree quasi pedonalizzate. Un rapporto pubblicato in Usa dal magazine Wired sottolinea, al riguardo, come secondo diversi esperti del settore dovranno passare almeno altri 3 anni prima che si abbia la certezza che gli hacker non possano "entrare" nei sistemi dei veicoli a guida autonoma attraverso il cloud e i network di gestione e sorveglianza, eliminando così il rischio di incidenti e anche attentati.
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Il Messaggero