Il recente Gran Premio d’Australia di F1 resterà negli annali per le tre bandiere rosse e le altrettante ripartenze, incluso il caotico restart del cinquantasettesimo...
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A giocare un ruolo fondamentale è stata anche la sensibile riduzione della temperatura dell’asfalto (negli ultimi giri a Melbourne il sole stava quasi tramontando), oltre al giro di ricognizione effettuato dietro la safety-car. “Con queste temperature, e su questa superficie, le gomme non hanno fornito il giusto livello di grip – ha sentenziato Norris – ecco spiegato il motivo del caos in curva uno. Vista la minore aderenza, i piloti hanno anticipato la frenata provocando gli incidenti”. Della stessa idea Sargeant che, arrivato al bloccaggio nella staccata della curva intitolata a Jack Brabham, ha speronato l’Alpha Tauri di De Vries. Il rookie della Williams ha quindi ammesso di essere stato tradito dalle Pirelli Soft: “Mi è sembrato di aver frenato nel medesimo punto delle precedenti partenze ma, quando ho premuto il pedale, ho bloccato entrambi gli pneumatici anteriori”.
Inoltre, riavvolgendo il nastro, pare che anche la prima bandiera rossa sia da imputare alla Pirelli. Nel corso del settimo passaggio, Alex Albon ha affrontato troppo velocemente la curva cinque. I dati della telemetria della Williams hanno mostrato che il conseguente sovrasterzo ha generato un brusco innalzamento di temperature degli pneumatici in appoggio. Le Medium C4 del lato sinistro non hanno quindi garantito il sufficiente grip nella successiva curva sei, con Albon che ha perso il controllo della monoposto andando a sbattere contro le barriere (nella foto sopra).
Inutile e controproducente fare allarmismi, Pirelli non è di certo il principale indiziato del caotico GP d’Australia. Anzi, il costruttore milanese può addirittura ritenersi parte lesa, viste le condizioni non ottimali cui è stato disputato l’ultimo scorcio di gara. Il direttore di corsa Niels Wittich, avendo tutti i dati a portata di mano, avrebbe potuto optare per una 'più tranquilla' ripartenza dietro la safety-car, in modo da riscaldare a sufficienza gli pneumatici. Invece, si è deciso di rendere tutto più imprevedibile e spettacolare in barba alla sicurezza e al budget cap. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero