ROMA - Quattro sfide per rompere i luoghi comuni e per infrangere i limiti tecnologici, strutturali e psicologici dell’auto elettrica. Le ha poste la Venturi, piccola casa...
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Le quattro sfide dell’auto elettrica. C’è anche chi dice che va bene solo per la città, per le brevi distanze e dove esiste una infrastruttura di ricarica, tutt’ora assente nella stragrande maggioranza dei paesi. E se vi dicessimo che la Venturi ha costruito un’auto elettrica che ha percorso gli oltre 6.000 km che separano il monte Kilimangiaro dal delta del fiume Okavango? Parliamo di 6 paesi africani meridionali dove il 70% delle popolazioni non ha l’energia elettrica. Ci è riuscito tra maggio e giugno dello scorso anno il francese Xavier Chevrin a bordo di una Citroen Berlingo modificata dalla Venturi ed equipaggiata di 3 batterie Zebra al Nickel Cloruro di Sodio da 23,5 kWh (totale 70,5 kWh) capaci di assicurare un’autonomia di oltre 500 km. Il motore sincrono trifase eroga 42 kW e 180 Nm e la velocità massima è di 110 km/h. I rifornimenti necessari sono stati 40 e operati senza aiuto alcuno in collaborazione con la popolazione locale. Lo stesso Chevrin, in compagnia di Geraldine Gabin, e la stessa Berlingo elettrica sono stati anche protagonisti della Shanghai-Parigi di 11.400 km attraversando Cina, Kazakhstan, Russia, Ucraina, Polonia, Repubblica Ceca, Germania e Francia.
Per andare a passeggio al Polo Sud. Quale è la quarta sfida? Dimostrare che l’auto elettrica può affrontare anche climi estremi come quello antartico dove si raggiungono i -89 °C. Per questo la Venturi sta lavorando sulla Antarctica, progetto lanciato alla fine del 2011 con il contributo del Principe Alberto II di Monaco all’indomani del suo viaggio di 3 settimane al Polo Sud per il centenario della conquista da parte dell’uomo. La sfida, oltre che climatica, è anche quella di assicurare alla comunità scientifica un mezzo capace di percorrere un territorio difficile e incontaminato senza creare impatti con il suo ambiente. Antarctica è in pratica un gatto delle nevi capace di trasportare 4 persone con bagagli ed equipaggiamento alla velocità massima di 25 km/h grazie alla spinta di due motori da 50 kW l’uno. L’autonomia è di 20 km che raddoppiano con l’apposito trailer che contiene altra batteria ricaricata anche da celle fotovoltaiche. Altra particolarità sono i comandi by-wire: si sterza, si accelera e si frena con uno joystick. La batteria principale agli ioni di litio-fosfato è sviluppata dalla stessa Venturi e si ricarica in 8 ore.
Un passo indietro per andare avanti. Ma torniamo alla sfida di quest’anno della VBB-3 denominata anche “Jamais Contente” ovvero “mai contenta” come la prima auto che il 29 aprile 1899 superò i 100 km/h. Era un’auto elettrica ed era guidata da Camille Jenatzy. Per questo Venturi vuole tornare idealmente a quel giorno dopo il quale invece lo sviluppo dell’automobile prese un’altra piega, che tutti conosciamo, fatta di pistoni e carburanti derivati dal petrolio. Un approccio benedetto dal presidente della FIA, il francese Jean Todt, e che si avvale della collaborazione del della Ohio State Center for Automotive Research (C.A.R.), da 20 anni impegnata in ricerche che riguardano le competizioni e le alte prestazioni per le auto elettriche, dunque il partner ideale per trovare il know-how necessario a colmare il gap che ancora separa il motore alimentato da elettroni da quello a benzina o a gasolio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero