MILANO - Nonostante tutte le statistiche e le rilevazioni socio-economiche disegnino il ritratto di un'Italia in brusca frenata, che arretra in tutte la classifiche andando a...
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Super d'oro. Un'attenta analisi del Centro Studi Promotor GL events condotta sui più recenti dati ufficiali della Commissione Europea, aggiornati al 1° settembre, conferma con la forza dei numeri quanto già tutti a naso sospettavamo: per quanto riguarda l'esborso al quale siamo condannati ogni volta che ci fermiamo a fare il pieno, non siamo secondi a nessuno o quasi. Infatti per quanto riguarda il prezzo della benzina il gradino più alto del podio continentale è fuori discussione, reso ancora più inattaccabile dagli aumenti che hanno accompagnato il ritorno dalle vacanze (sempre meno) di massa. Una super in forma strepitosa, dunque, mentre il gasolio, pur battendosi sempre ai massimi livelli, non riesce a tenere lo stesso passo e si deve accontentare del terzo posto (sempre sul podio, comunque, e su livelli largamente superiori alla media continentale) alle spalle di Regno Unito e Svezia. Non bisogna scoraggiarsi, però: la tattica tutta italiana delle accise che spuntano come funghi quando meno te lo aspetti potrà permettere anche al diesel di conquistare il posto che gli compete nel panorama internazionale.
La diagnosi. Scherzi (amari) a parte, nelle sue valutazioni il CSP non infierisce sull'industria petrolifera, regolarmente accusata - non senza motivo - di essere tropo tempestiva quando si tratta di aumentare i listini, ma pigra e distratta allorché sembrano affermarsi condizioni propizie a invertire la rotta. Il realtà le responsabilità dei petrolieri sembrano più sfumate, e soprattutto differenziate in base al tipo di carburante.
Fisco arcigno. Sul banco degli imputati, come sospettato numero uno, rimane dunque il Fisco che sul prezzo alla pompa ha effettivamente un peso esorbitante, e soprattutto equamente distribuito tra benzina e gasolio. Nel caso della verde, infatti, lo scarto rispetto alla media continentale è di 27,4 centesimi al litro. Una differenza imputabile per 23,5 cent alla maggiore tassazione e per 3,9 al più elevato prezzo industriale. Una sorta di concorso di colpa, sia pure con livelli di responsabilità ben diversi, che non si ritrova però nel caso del diesel. Il quale costa mediamente 30,2 centesimi più della media europea, mentre la differenza del trattamento fiscale sale a 34,9 eurocent, a fronte di un prezzo industriale più basso (sempre in media) di 4,7 centesimi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero