NAPOLI - Dopo il dolore e il lutto per la tragedia del bus precipitato nel vuoto sulla A16, il tema della sicurezza stradale è tornato al centro dell’attenzione. Al di là...
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Che fare di fronte a questo autentico bollettino di guerra? La fondazione ANIA per la sicurezza stradale scende in campo con il presidente Aldo Minucci, più che mai deciso a coinvolgere lo Stato sul tema tornato drammaticamente d’attualità dopo la tragedia del viadotto Acqualonga. “La sicurezza – ha dichiarato Minucci – deve essere una priorità nell’agenda del governo. Letta ha evocato la centralità del problema, ma riteniamo doveroso sottolineare la necessità di impostare una strategia chiara e definita da parte delle autorità”. Insomma, un richiamo forte all’esecutivo, accompagnato da un monito: “Non possiamo considerare la sicurezza stradale un tema importante solo dopo una tragedia come quella del bus”.
Interventi sulle infrastrutture, ma non solo. Secondo gli esperti dell’associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, focalizzare l’attenzione esclusivamente sulle condizioni delle strade, sui guard-rail, le protezioni in cemento e la loro manutenzione non è giusto. “E’ accertato che soltanto il 20% degli incidenti stradali è causato dallo stato delle infrastrutture, mentre l’80% è riconducibile ad errati comportamenti del conducente – osserva ancora Minucci -. E in questa ottica - aggiunge - se sono fondamentali i 300 milioni di euro di investimenti annunciati per migliorare la rete infrastrutturale, andando a rimuovere i cosiddetti black point, i punti critici della viabilità, ancor più importanti sono azioni educative e formative che riescano ad inculcare una profonda cultura del rispetto delle regole della strada”.
Urgono investimenti in tecnologia e nuove norme. E’ questa la convinzione degli esperti del ramo assicurativo. Secondo i vertici dell’Ania, infatti, le forze dell’ordine non dispongono di risorse sufficienti per sorvegliare il regolare svolgimento della circolazione ed avrebbero bisogno del supporto di ulteriori sistemi tecnologici, come il Tutor, che dove è presente dà risultati soddisfacenti. “E’ indispensabile – insiste Minucci - che il governo dia priorità al problema e, al tempo stesso, avvii azioni che sollecitino l’impegno del settore pubblico, di quello privato e dei media, che svolgono un ruolo prioritario nell’opera di sensibilizzazione ed informazione della collettività. Solo così l’Italia, oggi agli ultimi posti nelle classifiche europee della sicurezza stradale, potrà aspirare a diventare leader europeo del settore, garantendo ai propri cittadini un diritto sacrosanto per un paese civile, ovvero quello della mobilità a rischio accettabile». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero