BOLOGNA - Il coronavirus ha di fatto azzerato il mercato dell'auto, e non solo in Italia, anche se nessuno degli altri grandi mercati continentali è in grado di......
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Una mazzata mortale per il settore? No. Certamente è un problema destinato a lasciare strascichi importanti, a cercare faticosamente la strada verso una nuova normalità capace di ridare fiducia a un comparto che in Europa vale 13,8 milioni di occupati e il 7% del Pil. Ma non una frenata irreversibile. Anzi, proprio l'uscita dalla pandemia – pur lunga e densa di incognite – potrebbe paradossalmente rafforzare il ruolo dell'auto come protagonista assoluta della mobilità, oltre che simbolo della libertà individuale.
Certo non ci voleva uno stop così brusco e inatteso proprio nel pieno della rivoluzione epocale che sta ridisegnando l'oggetto automobile per farlo sempre più elettrico, autonomo, connesso e condiviso. Ma si tratterà di riesaminare alcune scadenze (magari soltanto rinviandole) come quella che entro il 2030 vedeva le auto elettriche al 55% delle vendite mondiali.
Che il traguardo sia il 2030 o slitti al 2035, la sfida continua, accompagnata da un sempre più ampio ricorso alle concentrazioni testimoniato da oltre 37.000 operazioni di M&A (Mergers and acquisitions) che dal 2017 hanno registrato in Europa un tasso di crescita annuo del 7% e che vedono l'episodio per noi più clamoroso – seppur ancora da definire nei dettagli operativi – nell'alleanza strategica tra Fca e i francesi di Psa.
Se questo è il disegno del futuro ipotizzato in un convegno internazionale organizzato dal Nomisma, la stesso evento ha anche cercato di immaginare cosa ci sia dietro l'angolo, cioè quando l'emergenza sanitaria comincia ad allentare la sua morsa. Ebbene, da Bologna è emrsa la convinzione che l'auto continuerà a essere il mezzo di trasporto preferito dagli italiani.
Anzi, nella Fase 2 ne rafforzerà ulteriormente lo storico ruolo di pilastro della mobilità individuale per le difficoltà del trasporto pubblico, penalizzato per capacità fortemente ridotta dagli obblighi connessi con il distanziamento sociale e dal timore che i viaggi collettivi possano costituire un'occasione di contagio. Un «effetto paura» capace di incrementare anche del 30% il ricorso all'auto privata. Con quali conseguenze sul traffico urbano? Su questo, nessuno si è pronunciato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero