SILVERSTONE – Con il World Endurance Championship, la FIA sembra aver centrato diversi obiettivi. E nonostante il “ritiro” di alcuni marchi, ad esempio Nissan,...
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L'interesse di altri brand sussisterebbe se non fossero obbligati a presentarsi con vetture con sistemi analoghi a quelli esistenti. “Entreremmo nel circuito – aveva spiegato Carlo Tavares, numero uno di PSA Groupe a proposito di un possibile rientro nell'LMP1 – se il regolamento ci offrisse la possibilità di impiegare nuove tecnologie che potremmo mettere in vetrina attraverso le competizioni”.
Anche BMW, che punterebbe eventualmente sulla spinta ibrida ad idrogeno, sacrificando l'unità a termica, è alla “finestra”. Dal maggio del 2015, quando ne aveva parlato una rivista tedesca, è ufficiale che il costruttore bavarese esamina l'ipotesi di tornare a gareggiare nel WEC. La classe LMP1, con una eventuale integrazione del regolamento, potrebbe prestarsi a questa operazione: BMW ne ha certamente discusso con la FIA, ma ancora non si sa con quali esiti. I tempi, in ogni caso, potrebbero non essere brevissimi, perché i già concordati aggiornamenti sul nuovo regolamento dovrebbero entrare in vigore con il 2018. Semmai se ne potrebbe riparlare per il 2021.
Resuscitata nel 2012 come World Endurance Championship, a differenza della Formula 1, la competizione sulla lunghe distanze non ha perso di mira l'obiettivo principale, che è quello dell'affidabilità e della razionalizzazione dei consumi. Che nei soli ultimi 3 anni sono scesi nella LMP1 tra il 20 ed il 30%: un risultato importante che, nel medio periodo, troverà riscontro anche nelle versioni “stradali” delle auto. Le prestazioni (e lo spettacolo) non hanno risentito dei vincoli sui consumi e il pubblico è tornato ad affezionarsi a gare che misurano non soltanto le capacità tecniche, ma anche i limiti dei piloti.
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Il Messaggero