Mini punta su Dakar: la mitica All4 affiancata dalla poderosa JCW Buggy

La Mini Buggy della John Cooper Works
PARIGI - Sette, dieci, quaranta. È la “tripla” che Mini si gioca sulla ruota di Dakar, il rally più duro al mondo che un uomo, il 52enne Stéphane...

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PARIGI - Sette, dieci, quaranta. È la “tripla” che Mini si gioca sulla ruota di Dakar, il rally più duro al mondo che un uomo, il 52enne Stéphane Peterhansel, è riuscito a vincere addirittura 13 volte, 7 delle quali in auto, due con la Mini All4 Racing. Quella del 2018 è la quarantesima Dakar e la decima che si corre in America Latina. Per la terribile gara che parte il 6 gennaio da Lima, in Perù, il marchio del gruppo Bmw ha deciso di schierare tre nuove John Cooper Works Buggy, sviluppate espressamente ed a tempo di record dalla scuderia X-Raid.

 

«Per essere davanti dovevamo presentare un modello come questo», sintetizza Sebastian Mackensen, numero uno del marchio. Il top manager pensa anche alla competizione sul mercato, che nel 2017 sta premiando il brand, cresciuto del 3% a livello mondiale nei primi 11 mesi superando quota 334 mila unità. Mini schiererà sette vetture ufficiali: le altre quattro sono le rodate John Cooper Works Rally All4 a trazione integrale. In poco meno di 8 mesi è nata un’auto che ha una sola missione: vincere. Al volante di queste vetture, Mini ha chiamato il finlandese Mikko Hirvonen, lo spericolato statunitense Bryce Menzies ed il saudita Yazeed Ali-Rajhi.

La nuova declinazione Buggy della John Cooper Works è a trazione posteriore e, soprattutto, si ferma a 1.700 chilogrammi di peso. Esteticamente è “meno Mini”, ma è decisamente accattivante e parecchio imponente grazie alle sospensioni da 40 centimetri di escursione, 12 in più rispetto a quanto permesso alle rivali a quattro ruote motrici. È destinata a “volare” sulle dune (e non solo) di Perù, Bolivia e Argentina. dove il marchio britannico ha vinto quattro volte consecutive, tra il 2012 ed il 2015.

La nuova Mini da rally misura 4,33 metri di lunghezza ed ha un passo di 310 centimetri, vale a dire venti in più rispetto alla versione a quattro ruote motrici, che puer è di 20 millimetri più lunga. La Buggy è anche di 6,5 centimetri più bassa (1,935 metri) rispetto alla rodata “collega” ed ha un’aerodinamica molto spinta. Quasi esasperata. I due modelli condividono il motore, che è il sei cilindri da 3.0 litri e 340 cavalli accreditato di una coppia massima di 800 Nm. L’unità ha una doppia sovralimentazione: il TwinPower è di derivazione Bmw. Per la nuova Mini Buggy, che monta freni Brembo (e AP), la velocità massima dichiarata è di 190 km/h. Il suo sviluppo, ha confessato Sven Quandt, responsabile della scuderia X-raid, «è finora stato il più grande progetto nella storia della nostra azienda».


Per Mackensen, la Dakar «è una delle ultime grandi avventure del nostro tempo». Ma la poesia della definizione non nasconde obiettivi pragmatici: già il secondo posto starebbe stretto a Mini. Che custodisce con garbo il costo dell’operazione, ma che spiega con grande semplicità la ragione della scelta di schierare due modelli diversi nella stessa gara. «È nello spirito di Mini – conclude sorridendo Meckensen - Noi siamo un marchio diverso: non ci occupiamo di trasporti: noi facciamo altro». Tra le altre cose, evidentemente, anche costruire e “regalare” avventure.
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Il Messaggero