Mick, un predestinato nel solco di papà Schumi. E ora il salto in Formula 1

Mick Schumacher
SAKHIR  - Quando era bambino suo padre aveva detto: «Non so se mio figlio vorrà correre in auto, lo lascerò libero di decidere quando sarà il...

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SAKHIR  - Quando era bambino suo padre aveva detto: «Non so se mio figlio vorrà correre in auto, lo lascerò libero di decidere quando sarà il momento». Però l'avvio in pista del ragazzo era inevitabile. Così a 9 anni, Mick Schumacher che ieri ha conquistato il titolo mondiale della Formula 2, iniziò la sua carriera da pilota. Ora, a oltre un decennio di distanza, il campioncino tedesco si appresta a debuttare in F1, esordendo nei test riservati ai giovani il 15 dicembre ad Abu Dhabi. Per disputare tutta la stagione 2021 alla guida della Haas, la squadra americana che utilizza i motori Ferrari.



Ha vinto, l'erede del sette volte campione del mondo che fa parte dell'Academy di Maranello dal 2018, al termine della gara più brutta di quest'anno, diciottesimo, ma il vantaggio che aveva in classifica gli è bastato per battere l'inglese Callum Ilott (decimo), anche lui facente parte della scuola Ferrari, finito fuori dai punti. Alla fine si è inginocchiato in raccoglimento accanto alla sua monoposto, versando probabilmente qualche lacrima e dedicando questo successo a papà Michael.


«Sarebbe stato molto meglio se avessi fatto una buona corsa - ha raccontato Schumi Jr con onestà, consapevole di aver commesso qualche errore di troppo - devo tutto alla squadra, la Prema, un gruppo di persone eccezionale. Il bloccaggio al primo giro? Non so bene cosa sia successo. Sapevo che sarebbe stato difficile con le condizioni del vento, ma ho frenato troppo tardi. Ho cercato di stare il più possibile davanti a Callum e poi le gomme posteriori sono andate, e ho dovuto fermarmi ai box per sostituirle. Sono ripartito dal fondo temendo di avere buttato via tutto, poi ho visto che anche lui era in difficoltà e mi sono consolato. Ci tenevo ad arrivare in Formula 1 da campione e aver raggiunto l'obiettivo mi riempie di gioia, ma ho vissuto dei momenti quasi drammatici».

Mick ha anche reso onore ai rivali: «I ragazzi che hanno disputato quest'anno il campionato di F2 sono stati ad alto livello. Ilott mi ha dato filo da torcere. Una stagione davvero dura, ma allo stesso tempo anche divertente. Un grande ringraziamento a Callum, e a Robert Shwartzman che hanno continuato a spingermi».
Infine Schumacher ha ammesso di essere in preda a una grande emozione, pensando alla famiglia e al padre infermo, dopo l'incidente con gli sci, dal 2013: «Non mi rendo ancora bene conto di questo risultato, ci vorrà qualche giorno. Un grande bacio a tutti a casa. Ringrazio il team Prema e anche la Ferrari Driver Academy per questa stagione indimenticabile. Non sono stato quello che vinto di più ma nessuno è stato costante come me nel potare a casa punti. Credo che questo sia stato il fattore che mi ha permesso di portare a casa questo campionato».



Lasciati i kart sedicenne, Mick ha debuttato in F4 Adac, senza brillare, ma l'anno successivo già nella Prema, è secondo nei campionati di F4 tedesco e italiano. Nel 2018, sempre con la squadra italiana, si aggiudica l'Europeo di F3, con 8 vittorie, delle quali cinque consecutive. Nel 2019 una stagione di apprendistato, per un pilota che fa un passo alla volta. Ma al secondo tentativo è campione e sale in F1, dopo aver ripercorso la strada che ha portato Leclerc alla Ferrari. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero