Non rischia più la vita, ma la voce, l'uso delle braccia e delle gambe, Michael Schumacher. In rianimazione dell'ospedale di Grenoble, in coma da una settimana, il...
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IL CHIRURGO
«Saillant mi ha detto che le condizioni di Michael sono serie, ma che la sua vita non è più in pericolo, per fortuna» ha raccontato Streiff a Radio Monte Carlo. Ma il pericolo resta. «Adesso gli fanno scanner ogni giorno per vedere come si riassorbe l'edema cerebrale - continua Streiff - Più si riassorbirà velocemente, meno ci saranno conseguenze. Ormai sappiamo che l'edema era bilaterale lunedì scorso e che ora resta soltanto sul lato sinistro e questo è già un progresso. Ma se non ci saranno evoluzioni presto, c'è il rischio di emiplegia del lato opposto, il destro, che purtroppo è anche il lato della voce. Ci sarà sicuramente rieducazione, spero che riuscirà a ritrovare l'uso della parola e degli arti». Streiff, visibilmente emozionato all'uscita dall'ospedale, si è voluto mostrare ottimista sulle possibilità di farcela per il suo amico. «E' la più importante corsa della sua vita - ha detto - ma ha un mentale talmente forte che ce la farà, ce la farà senza conseguenze, me lo sento».
LE INDAGINI
Dalla famiglia e dall'ospedale per ora niente. Soltanto le solite quattro parole che da giorni tengono in sospeso le decine di fan irriducibili rimasti a vegliare il loro campione davanti all'ospedale: «condizioni stabili ma critiche». Niente altro dai medici, che non si sono visti.
LE DUE PISTE
Con un comunicato, la portavoce di Schumacher Sabine Kehm ha raccomandato a tutti, fan e giornalisti che stazionano sul piazzale dell'ospedale di Grenoble, di considerare come «pura speculazione qualsiasi informazione sulla salute di Schumacher che non provenga dai medici che si occupano di lui o dalla direzione dell'ospedale». La famiglia ha assicurato che non ci sarà più nessuna comunicazione ufficiale fino a domani. Per ora i medici che lo seguono a Grenoble hanno soltanto evocato uno «choc ad alta cinetica», ovvero uno schianto ad alta velocità. Impossibile però fino a questo momento determinare le cause della violenza della caduta, su una prima e poi probabilmente una seconda pietra, talmente forte da spaccare in due il casco, recuperato «pieno di sangue» secondo i testimoni.
Streiff, che è di Grenoble, e che ha conosciuto bene le piste di Meribel, ha detto al quotidiano L'Equipe di non trovare normale «che tra le due piste regolarmente segnalate ci sia questo passaggio con rocce sporgenti il cui accesso non sia stato vietato da barriere». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero