TORINO - Il risiko del mercato dell’ auto riparte nel 2020, con i costruttori francesi ancora protagonisti. Acque agitate in casa Renault, a un passo lo scorso anno...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Nissan avrebbe un piano segreto per abbandonare la partnership con Renault ed è questa la prima grana da risolvere per Luca De Meo, manager in arrivo dalla Seat del gruppo Volkswagen con il compito di sostituire Ghosn sul ponte di comando. Un divorzio che costringerebbe entrambe le case a cercare nuovi partner, in «un momento in cui - scrive il Financial Times - i rivali si stanno espandendo, con Fiat Chrysler e Psa che si fondono e l’alleanza tra Volkswagen e Ford». Secondo il quotidiano della City il gruppo nipponico punterebbe a «una separazione completa dei settori dell’ingegneria e della produzione, oltre a modifiche al consiglio di amministrazione di Nissan».
Proprio la decisione di Ghosn di combinare ingegneria e produzione, evidenzia il Ft, aveva fatto crescere il malcontento tra i dirigenti Nissan e ora sono in molti a ritenere che l’alleanza sia «diventata tossica» e «la casa automobilistica francese rappresenti un freno» allo sviluppo giapponese. Lo stesso presidente della Renault, Jean-Dominique Senard aveva espresso dubbi sulla continuazione della partnership quando subentrò a Ghosn. Psa e Fca lavorano, intanto, al perfezionamento della fusione, operazione sulla quale continua a ribadire il suo forte consenso la famiglia Peugeot, che oggi detiene poco più del 6% del gruppo che nascerà dalla fusione ed è pronta a esercitare l’opzione di acquisto del 2,5%, prevista dall’accordo.
«Per ottenere questa possibilità il negoziato è stato complesso e il risultato non era scontato. Appena sarà completata la fusione la mia famiglia darà segnali positivi», ha detto Jean-Philippe Peugeot, rappresentante della holding di famiglia, in un’intervista all’Est Repubblicain, quotidiano della Franca Contea dove si trova Sochaux, sede dello stabilimento storico del gruppo. «La mia famiglia è grata allo Stato francese che nel 2013-2014, in un momento di difficoltà di Psa, è intervenuto, anche se penso che non sarà sempre presente perché non è questa la sua vocazione». Nel capitale del gruppo Fca-Psa la holding della famiglia Agnelli Exor sarà primo azionista con il 14%, mentre la cinese Dongfeng, che dopo la fusione deterrà il 6%, potrebbe ridurre la sua quota intorno al 4,5%. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero