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MODENA - Il vento di Bora, che soffiò agli inizi degli Anni ‘70 su Modena, creò davvero incredibili vortici di innovazione e di cambiamento, esattamente come stanno facendo oggi MC20, il suo motore V6 Nettuno e i tanti contenuti high tech presenti nell’ultima supersportiva del Tridente. E fu così che al Salone di Ginevra del marzo 1971 Maserati svelò Bora, la sua prima vettura stradale con motore posteriore centrale nella storia del marchio, un’auto dall’ingegneria futuristica e dalla originale carrozzeria a forma di cuneo. Bora tramandava una posizione del motore introdotta per la prima volta nella Tipo 63 del 1961 e che fu ripresa da Maserati nella MC12 del 2004, e che ora è la caratteristica fondamentale della nuova MC20. Seguendo la tendenza che aveva già rivoluzionato le monoposto da corsa di Formula 1 negli anni precedenti, Maserati aveva chiesto alla Italdesign di Giorgetto Giugiaro di ipotizzare e realizzare una sportiva con motore posteriore centrale che migliorasse prestazioni, design, confort e sicurezza. I tecnici del Tridente erano partiti dal collaudato motore V8 di 4,7 litri con 310 Cv montato in senso longitudinale su un controtelaio che occupava la zona centrale posteriore della monoscocca.
L’alimentazione era assicurata da 4 carburatori Weber 42 DCNF e l’accensione elettronica era della Bosch.
Grazie alle caratteristiche del motore e alla perfezionata aerodinamica, Bora raggiungeva una velocità massima di oltre 280 km/h, assicurando un grande piacere di guida grazie alla agile risposta del motore e alla silenziosità in abitacolo, una caratteristica rara per quel tempo e non certo riscontrabile nelle altre sportive. Nata nel periodo in cui il Tridente faceva parte della galassia Citro‰n, la Bora utilizzava il complesso sistema idraulico della Casa francese per i freni, l’apertura dei fari, la regolazione del sedile del conducente e per quella dei pedali. Venne prodotta fino al 1978 in 564 esemplari, oggi di grande valore collezionistico.
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