Marchionne, il manager italiano più pagato: quasi 50 milioni di euro l'anno

Sergio Marchionne, il manager italiano che guadagna di più
BRUXELLES - L'Europa pensa a introdurre misure restrittive sui compensi dei manager delle società quotate. La Commissione europea, riporta il Financial Times, sta lavorando a...

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BRUXELLES - L'Europa pensa a introdurre misure restrittive sui compensi dei manager delle società quotate. La Commissione europea, riporta il Financial Times, sta lavorando a una proposta che prevede la possibilità di sottoporre al voto vincolante dell'assemblea degli azionisti le paghe dei 'top executives'.


L'obiettivo è quello di correggere squilibri che, in alcuni casi, hanno scandalizzato l'opinione pubblica di molti Paesi. Ieri hanno fatto rumore i 35 milioni di sterline in incentivi azionari assegnati ai top manager della nazionalizzate Lloyds Banking Group e Royal Bank of Scotland, quest'ultima fresca dell'annuncio di una perdita di 8,2 miliardi di sterline. Il Financial Times ricorda che nelle grandi banche il rapporto tra le paghe dei banchieri e gli stipendi dei dipendenti arriva ad eccedere le 100 volte. Ma in aziende che operano in settore caratterizzati da retribuzioni minime più basse, come Walt Disney e Coca Cola, il gap tra gli stipendi degli amministratori delegati raggiunge livelli stellari, pari a 653 volte per la prima e 427 volte per la seconda.

Anche in Italia gli squilibri non mancano: la classifica aveva visto svettare nel 2012 il Ceo della Fiat, Sergio Marchionne, con 47,9 milioni di euro (quasi 1.600 volte uno stipendio di 30 mila euro lordi), davanti al vicepresidente di Luxottica, Franco Altavilla (28,8 milioni) e a Federico Marchetti di Yoox (22,6 milioni). Ben 17 manager avevano incassato uno stipendio superiore ai 5 milioni, in 30 superiore ai 3 milioni e oltre 50 superiore ai 2 milioni. Per non parlare delle buonuscite, classifica guidata da Cesare Romiti (105 miliardi di lire) e Alessandro Profumo (40 milioni di euro). I superstipendi di banchieri e manager sono finiti anche nel mirino dei sindacati: nel dicembre scorso, ad esempio, la Fiba-Cisl aveva consegnato alla Camera 118 mila firme a sostegno di una legge che limitasse a 20 volte (294 mila euro) il rapporto tra le paghe dei banchieri e quelle dei dipendenti.


Il giro di vite a cui lavora la Ue riguarderebbe i poteri dei soci in assemblea: negli ultimi anni, in scia agli scandali finanziari e alla crisi del settore finanziario, sono già state introdotte regole di trasparenze sulle retribuzioni e la possibilità per gli azionisti di esprimere un voto sulle remunerazioni del top management. Ma fino ad ora l'orientamento dell'assemblea (come avviene anche in Italia) ha avuto carattere consultivo. La Commissione vorrebbe invece fare un passo in avanti, attribuendo ai soci il potere di bocciare gli stipendi del top management quando il rapporto con le paghe medie dei dipendenti viene considerato sproporzionato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero