Fca, dopo il successo dell'Ipo Ferrari la trimestrale per rilanciare l'assalto a GM

Sergio Marchionne ad di Fca
​DETROIT - Occhi puntati sui conti di Fiat Chrysler Automobiles e di Ferrari. Dopo una settimana dall'esordio con il botto della casa di Maranello a Wall Street, i...

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​DETROIT - Occhi puntati sui conti di Fiat Chrysler Automobiles e di Ferrari. Dopo una settimana dall'esordio con il botto della casa di Maranello a Wall Street, i consiglieri di Fca volano a Detroit per esaminare, nella sede di Auburn Hills, i risultati economici del terzo trimestre 2015.


L'amministratore delegato Sergio Marchionne illustrerà i numeri del gruppo e farà il punto sulla quotazione del Cavallino, che ha portato nelle casse della società un ricavato lordo dall'offerta pubblica iniziale pari a 982,4 milioni di dollari. Sarà anche l'occasione per festeggiare il via libera delle tute blu americane al nuovo contratto di lavoro. Il 77% dei lavoratori Fca iscritti al sindacato Uaw ha infatti detto sì al nuovo contratto quadriennale, dopo la bocciatura del precedente accordo. Dopo il cda il manager italo-canadese terrà le due conference call con gli analisti finanziari sui conti di Fca e su quelli della Ferrari. La quotazione della Rossa e l'ok dei dipendenti americani al contratto sono due tappe cruciali nella strategia di Marchionne.

Nell'agenda dei prossimi mesi c'è l'assemblea straordinaria di Fca convocata il 3 dicembre ad Amsterdam, dove il gruppo ha la sede legale, per approvare lo scorporo di Ferrari, che sarà quindi operativo all'inizio del prossimo anno. Poi l'attenzione si sposterà sul dossier alleanze. Nel risiko automobilistico, General Motors resta, secondo Marchionne, nonostante i ripetuti no il partner ideale. La convinzione dell'amministratore delegato di Fca è che un'alleanza fra i due gruppi sarebbe strategica.

L'accordo recente sul contratto è una carta in più a favore di Marchionne visto che il maggiore azionista di Gm è il fondo Veba gestito dal sindacato Uaw (che ha in portafoglio poco meno del 9%). Un'altra opzione sarebbe Toyota, balzata da poco in testa alla classifica dei costruttori: anche la casa giapponese - secondo indiscrezioni circolate nei mesi scorsi e precedenti allo scandalo Volkswagen - avrebbe detto no perchè non si tratterebbe di una «buona combinazione».


La francese Peugeot-Citroen sarebbe solo il «Piano C», ma tra i papabili ci sono anche le giapponesi Suzuki Honda e Mazda. Marchionne però ha più volte ribadito di preferire una fusione con un gruppo più grande per avere un maggior ritorno sul fronte del contenimento dei costi per gli investimenti. Giovedì toccherà al board di Cnh, di cui Marchionne è presidente, esaminare i conti del terzo trimestre 2015.


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Il Messaggero