ALGHERO – Da manager ha avuto più soddisfazioni che da pilota. Malcolm Wilson, fondatore e numero uno della scuderia britannica M-Sport, è salito appena due...
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Per vincere, lo scorso anno, ha ingaggiato Sébastien Ogier, rimasto senza sedile dopo l'addio all'impegno agonistico diretto della Volkswagen. Il francese ha preteso un maggior supporto dall'Ovale Blu per gareggiare anche nel 2018. E anche se finora è “solo” secondo nella generale, la M-Sport si aspetta passi in avanti nella seconda parte della stagione. Perché Ford si è impegnata in modo più significativo in questo nuovo campionato.
La M-Sport gira il mondo per i rally con una “squadra” di una cinquantina di persone, meccanici inclusi. Va in trasferta con 9 truck (tutti Mercedes, tra l'altro) per offrire assistenza non soltanto ai propri tre equipaggi ufficiali, ma anche a quelli impegnati nel Wrc2. Due camion servono solo per i pezzi di ricambio. Ed un terzo trasporta le vetture del mondiale di Ogier, di Elfyn Evans e di Teemu Suninen: su ciascuna Ford Fiesta sono installate tre telecamere.
La M-Sport si muove in modo più “compatto” rispetto ad altre scuderie. Il suo paddock è più piccolo di quello dei costruttori. Il team dispone di due “set”: uno per le prove che si disputano nel Vecchio Continente e uno per le altre. Che viene impiegato in Messico, Argentina e in Australia. Dopo la seconda tappa sudamericana è già stato dirottato verso il Continente Rosso dove in novembre si corre l'ultima tappa della stagione 2018, a Coffs Harbour. Sul lungomare di Alghero il montaggio dell'intera struttura ha richiesto cinque giorni. Ma nel giro di poche ore (difficilmente più di 8), una volta terminata la gara, del paddock non c'è più traccia. I “nomadi del rally” stanno lontano da casa non meno di 28 settimane l'anno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero