LMP1, Porsche (con brivido finale) vince anche in Messico ed allunga nella generale

La Porsche 919 Hybrid di Mark Webber, Timo Bernhard e Brendon Hartley vincitrice della 6 Ore del Messico
CITTA' DEL MESSICO – Più spettacolare si può, ma è difficile. La 6 Ore del Messico, dove l'automobilismo di “resistenza” tornava a...

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CITTA' DEL MESSICO – Più spettacolare si può, ma è difficile. La 6 Ore del Messico, dove l'automobilismo di “resistenza” tornava a 25 anni dall'ultima apparizione (e questa volta con la quinta delle nove prove del FIA World Endurance Championship), è stata vinta dalla Porsche 919 Hybrid di Mark Webber, Timo Bernhard e Brendon Hartley al termine di 230 giri (completati da 4 vetture) carichi di colpi di scena, cui ha contribuito anche il meteo. Per i campioni del mondo in carica è il secondo successo consecutivo.


Al pubblico l'ultima emozione l'ha regalata Bernhard, “terrorizzando” nel contempo i propri compagni di scuderia, finendo dritto in curva ad una manciata di minuti dal termine. Ma il vantaggio accumulato nelle tornate precedenti ha consentito al tedesco di tagliare per primo il traguardo con oltre un minuto di margine sia sulla Audi R18 di André Lotterer e Marcel Fässler (il rientro di Benoit Treluyer è stato posticipato) sia sulla Toyota TS050 Hybrid di Stéphane Sarrazin (prova magistrale, la sua), Mike Conway e Kamui Kobayashi.

La nuova affermazione di Porsche – la quarta di questa stagione – consente alla casa di Weissach di allungare nella classifica costruttori, che guida con 201 punti, vale a dire 43 lunghezze su Audi. Toyota, ancora a “secco” di vittorie quest'anno, è terza a 112. Per la coppia di piloti della casa dei Quattro Anelli la 6 Ore messicana è stata poco meno che “stregata”: Lotterer aveva inutilmente portato in testa la R18 prima di dover cedere la leadership per via delle gomme. La cosa si è ripetuta anche in seguito, ma grazie ad una provvidenziale sostituzione in una fase di pioggia, Audi ha riguadagnato posizioni riuscendo a chiudere al secondo posto. All'altra auto è andata anche peggio con un incidente e problemi tecnici.

Toyota si è “salvata” grazie a Sarrazin, il pilota che giovedì aveva praticamene distrutto la vettura, ma che si è riscattato in gara, risultando decisivo nei momenti cruciali e contribuendo in modo determinante al secondo posto provvisorio del terzetto della vettura numero 6 nella classifica piloti (Di Grassi, Jarvis e Duval sono stati scavalcati). L'altra ibrida, quella affidata a Buemi e Nakajima, ha percorso appena 62 giri: è stata messa fuori causa al problemi al sistema ibrido. Al comando della generale restano Marc Lieb, Romain Dumas e Neel Jani, quarti in Messico. L'unica Rebellion in gara, quella di Mathéo Tuscher, Dominik Kraihamer e Alexandre Imperatori, si è piazzata quinta assoluta, prima fra i privati. In classifica, i tre accusano ora solo 4 punti di distacco da Heidfeld e Prost, che in Messico non hanno gareggiato.

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Il Messaggero