LE MANS - Era forse l’auto più veloce già lo scorso anno, per un’ora ha accarezzato il sogno di vincere la sua 17ma 24 Ore di Le Mans del 2014 dopo 16...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il telaio, più leggero e più rigido, ha consentito di ridurre il peso di 30 kg raggiungendo il limite minimo degli 870 kg, ma anche le sospensioni e l’aerodinamica sono state migliorate. Rivisto ovviamente anche il sistema ibrido composto da un V4 2 litri ad iniezione diretta sovralimentato da oltre 500 cv, capace di raggiungere regimi di rotazione molto elevati (9.000 giri/min).
Il turbocompressore soffia a 4 bar e integra un ancora misterioso sistema di recupero dell’energia che – secondo le indiscrezioni – dovrebbe sfruttare i gas in eccesso espulsi dalla valvola wategate per produrre energia quando il pilota va a tavoletta, condizione che a Le Mans riguarda almeno il 70% del tempo. Il cambio è sequenziale a 7 rapporti.
L’altro sistema di recupero è invece costituito dal motogeneratore collegato alle ruote anteriori che fa raccolta di energia in frenata convogliandola, così come quello allo scarico, ad una batteria agli ioni di litio raffreddata ad acqua, e pronto a restituire in accelerazione oltre 400 cv portando il monte totale della potenza alle soglie dei 1.000 cv. La 919 è stata omologata per la classe massima di energia recuperata (8 MJ), livello che avrebbe voluto adottare anche lo scorso anno prima di ripiegare su un più prudenziale livello di 6 MJ. Il serbatoio è di 68,5 litri.
L’intera vettura è sviluppata a Weissach e vi lavorano 230 persone. La 919 Hybrid numero 17 ha livrea rossa come la 917 KH che vinse con la coppia Altwood-Herrmann per Porsche la prima Le Mans il 14 giugno del 1970 ed è condotta dal tedesco Timo Bernhard, dal neozelandese Brendon Hartley e dall’ex pilota della Red Bull, l’australiano Mark Webber. La numero 18 è invece nera come la 918 Spyder che ha conquistato il record al Nurburgring (6’57”) per le vetture di serie utilizzando proprio la tecnologia ibrida: a guidarla sono il tedesco Marc Lieb, il francese Romain Dumas e lo svizzero Neel Jani.
La numero 19 è bianca come la 919 Hybrid dell’anno del ritorno e le 911 schierate nelle classi GTE e al suo volante ci sono il neozelandese Earl Bamber, il tedesco Nico Hülkenberg e il britannico Nick Tandy. A guidare il team è l’austriaco Fritz Enzinger con Andrea Seidl, il direttore tecnico è Alexander Hitzinger mentre la supervisione è di Wolfgang Hatz, padre di tutti i motori FSI, TSI e TDI del gruppo Volkswagen e ora membro del consiglio di amministrazione di Porsche con la responsabilità della Ricerca & Sviluppo e della gestione Motorsport.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero